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NARNI - L'assurda, pittoresca, geniale tribu' funk di George Clinton ha fatto irruzione ieri sera, unica data italiana, al Narni Black Festival. Anche chi ne conosce stravaganze ed eccessi, non ha potuto restare indifferente allo spettacolo andato in scena: sul palco una ventina, e piu', di personaggi vestiti, e qualcuno svestito, nei modi piu' improbabili (il top era un chitarrista seminudo in pannolone); un frenetico andirivieni che sembra non avere un senso; un canovaccio di base all'interno del quale ognuno fa quello che gli pare. Ogni tanto arriva uno nuovo, e qualcun altro sparisce. Il leader, sotto i suoi capelli multicolori, assiste compiaciuto. E' la ''funk way of life'' di Clinton, un modello di vita ed una filosofia prima che un suono, una voglia di liberazione dai canoni del perbenismo della societa' bianca americana, una sorta di comune hippy intrisa pero' di cultura nera, e, naturalmente, l'istinto della provocazione a tutti i costi. Non male, per uno che prima di fare il musicista aveva un negozio di parrucchiere la cui specialita' era stirare i capelli ai neri che volevano averli lisci come i bianchi. Fin qui il colore. Tradotta in musica, la via di Clinton e' enormemente piu' complessa del puro e semplice soul o r&b, che certamente e' alla sua base ma non e' tutto. In bilico tra Frank Zappa, James Brown, Jimi Hendrix e il free jazz ''galattico'' di Sun Ra, il funk clintoniano costruisce su granitici giri di basso incredibili voli e atmosfere visionarie, per lo piu' affidate ad un manipolo (ieri erano ben cinque) chitarristi. Un brano come lo storico Dr. Funkenstein, in cui psichedelia e spirito del blues trovano una affettuosa simbiosi, ne e' buon esempio. Lo schema permette liberta' assoluta senza mai perdere il filo o, al piu', si traduce in un caos organizzato che viene da lontano. Clinton va verso i settanta e da cinquant'anni suona questa musica, riciclata sotto varie sigle, da Funkaledic a Parliament, ma sostanzialmente invariata nell'architettura portante. E' una musica che non punti di riferimento nella storia della black music, a parte forse i primi Sly & the Family Stone, e Clinton ha avuto il merito di seguire la sua strada senza sbandamenti anche quando non era un artista di culto come oggi, copiato, campionato , musicalmente saccheggiato come pochi. Molti gli devono molto, a partire da Prince, i moderni rappers e perfino Miles Davis. Il concerto di Narni, in un contesto ambientale che non poteva essere nello stesso tempo piu' affascinante e contraddittorio, nel cuore storico della cittadina umbra, e' stato di alto livello, anche superiore a quello che Clinton aveva dato qualche anno fa a Umbria Jazz. Condividi