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di Giacomo Antonelli Ferrero ha battuto Vendola nella corsa alla leadership di Rifondazione Comunista, è soddisfatto del risultato? Decisamente soddisfatto. Fatto salvo l’idiscutibile spessore morale di entrambi, preferisco l’opzione politica portata avanti da Ferrero ovvero una svolta a sinistra del partito, un rilancio dell’azione sociale dei compagni dei territori, una volontà di calarsi nei conflitti in prima persona cercando soluzioni innovative, partecipate ma di rottura rispetto alla logica di ‘casta’ che ha contraddistinto le vicende politiche dell’ ultimo decennio. Infine è importante sottolineare la rinnovata dinamicità con cui ci stiamo approcciando ai conflitti tipici del mondo del lavoro individuando nei piccoli artigiani e nei piccoli commercianti le nuove categorie di sfruttati del nuovo millennio che vanno ad affiancarsi ai vessati classici ed abituali come i pensionati e i lavoratori dipendenti sempre più precari, sempre più poveri. Vincendo la mozione Ferrero la distanza fra PRC e PD diventa incolmabile. La ritiene una scelta giusta? La distanza fra le politiche messe in campo dal PD e gli interessi delle categorie dei lavoratori che noi vogliamo rappresentare è gia incolmabile. Il PD è, per ammissione dei suoi dirigenti, una forza centrista ed equidistante fra gli interessi dei ricchi e quelli delle categorie svantaggiate e sfruttate, anzi lo stesso concetto di sfruttamento del lavoro e delle risorse viene da loro affrontato in un’ottica di tutela dei cosiddetti poteri forti( leggi banche e chiesa cattolica). Non possiamo che prendere atto di questa distanza dal gruppo dirigente del PD nazionale. Discorso diverso per ciò che riguarda la base militante ed elettorale di questa formazione che è ancora legata ad un concetto di moralità della politica ed alla tutela della legalità e dei diritti del lavoro: con questa base il dialogo non solo è una possibilità ma un obbligo per noi. A livello nazionale la sinistra radicale si era già allontanata dal PD nella corsa alla Presidenza del Consiglio nelle politiche dello scorso aprile. Ora i trozkisti rilanciano l'abbandono dell'alleanza anche nelle amministrazioni. Cosa succederà a Marsciano? Per la precisione è stato il leader del PD a voler correre da solo alle politiche, dopo aver resuscitato Berlusconi togliendolo dagli impicci con i suoi alleati. Ora il documento approvato al 7° congresso del PRC stabilisce che si debba verificare la possibilità di alleanze nei territori sulla base dei programmi e della capacità dimostrata dalle amministrazioni uscenti di incidere in maniera significativa nelle condizioni materiali dei cittadini. Nessuno chiede di uscire da giunte che hanno amministrato in maniera proficua. A Marsciano abbiamo abbandonato la giunta sulla base di forti frizioni che riguardano lo sviluppo urbanistico e commerciale e lo smaltimento dei reflui zootecnici, per non parlare della questione delle consulenze e dei criteri per le selezione del personale, ma soprattutto ce ne siamo andati per la scarsa attenzione prestata ai cittadini che raccoglievano firme e organizzavano proteste contro le decisioni dell’amministrazione. Solo dopo la nostra uscita l’ amministrazione sembra prendere in considerazione le proposte nostre e dei comitati di cittadini. Riteniamo quindi di averci visto giusto fino ad ora. Per quanto riguarda le amministrative del prossimo anno tutto è ancora possibile siamo disponibili al dialogo con tutte le forze politiche ma soprattutto con i cittadini che non intendono delegare senza riserve i loro interessi agli amministratori, di qualsiasi colore politico essi siano. Il PRC nelle politiche di aprile ha conosciuto una discreta flessione rispetto al 2006.questo è per lei il giusto modo per ripartire e ricostruire un nuovo modello di sinistra? Il PRC era presente nelle liste della sinistra arcobaleno che ha subito una sconfitta storica. Questa sconfitta è figlia a mio parere delle scellerate scelte di politica economica del governo Prodi e dell’incapacità dei rappresentanti della sinistra parlamentare di porvi un argine. Forti erano le aspettative dei nostri elettori per questa nostra esperienza al governo li abbiamo delusi non migliorando, neanche in maniera minima, le loro condizioni materiali. Ci abbiamo provato in tutti i modi fino ad indire la grande manifestazione del 20 ottobre contro il protocollo sullo stato sociale, ma le resistenze delle forze centriste hanno annullato di fatto la nostra azione. Sappiamo ora per esperienza che non si può essere un partito di lotta e di governo al tempo stesso, torniamo quindi ad essere un partito di lotta che farà le sue battaglie dall’ opposizione cercando di coagulare attorno alla sua proposta tutte quelle forze che non si riconoscono né in questa destra retrograda e padronale né in questo PD dal governare timido e succube ai poteri finanziari ed ecclesiastici. Chiaramente l’esperienza verticistica e moderata della sin. Arcobaleno è da considerarsi morta e sepolta. Ripartiamo dalla radicalità delle richieste e dalla moralità della politica in primo luogo dei nostri eletti: abbiamo infatti chiesto in questo congresso che si metta un tetto agli stipendi di tutti gli eletti nel PRC a tutti i livelli( circa 2000 euro al mese), e i soldi così risparmiati saranno investiti in patronati, gruppi di acquisto alimentare, asili e palestre popolari. Le "scaramucce" non sono davvero mancate all'interno degli schieramenti di Rifondazione, la possibilità di una lacerazione interna la considera come evento fattibile? Direi di no: spesso la dialettica congressuale è aspra ma i compagni che militano in questo partito si ritrovano spalla a spalla tutti i giorni nei luoghi di lavoro e nelle lotte quotidiane e non c’è cosa che affratelli di più. Se poi qualche dirigente se ne andasse pazienza: non ci servono sederi per riempire poltrone ma teste pensanti dotate di braccia e cuore robusti Cosa auspica per Rifondazione a livello nazionale ed a livello locale nei prossimi anni? Spero si torni ad andare orgogliosi delle nostre parole d’ordine che parlano di dignità del lavoro, di sicurezza sociale, di sanità efficiente, di tutela dell’ambiente di un approccio serio e rigoroso al problema dell’immigrazione che non può parlare solo di accoglienza ma anche di legalità. A livello locale spero che possa continuare e maturare il dialogo continuo che ci lega ai cittadini e che la nostra azione a favore della collettività possa essere sempre più incisiva. Condividi