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Chissà che dirà la corporazione dei dentisti, una delle più ricche e protette, quando si accorgerà che la Regione Lazio ha deciso di aprire il capitolo dell'odontoiatria sociale. Non si capisce perché, anzi lo si capisce benissimo, il servizio sanitario nazionale si interessi della diagnosi e della cura di ciascuno degli organi del nostro cagionevole corpo ad eccezione dei denti. Come se i denti ponessero, al pari dei capelli, solo una questione estetica. Eppure formalmente non è così. Il Ssn dovrebbe assicurare anche le prestazioni odontoiatriche per tutte le fasce di età e per tutti i ceti sociali. Una delle forme più consuete di erosione del risparmio familiare è invece costituita dall'appuntamento periodico dal dentista. Si può arrivare a spendere qualche decina di migliaia di euro per un apparecchio dentistico. "Ci siamo accorti di questa anomalia - ricorda Luigi Nieri, assessore Prc al bilancio della regione Lazio - durante il lavoro istruttorio legato al microcredito. Molte famiglie si sono rivolte ai nostri uffici perché non avevano i soldi per andare dal dentista e curare i loro figli. Si trattava di una spesa eccezionale, non prevedibile e non sostenibile." Nell'assestamento di bilancio di inizio agosto la Regione ha appunto approvato una norma che manderà su tutte le furie i dentisti del Lazio. E' infatti previsto che per tutelare la salute odontoiatrica della popolazione, le Aziende ospedaliere e le Aziende unità sanitarie locali siano obbligate ad erogare, in coerenza con gli indirizzi fissati a livello nazionale in tema di livelli essenziali di assistenza, prestazioni odontoiatriche ai soggetti in età infantile ed evolutiva e ai soggetti in particolari condizioni di vulnerabilità sociale e sanitaria. Ora bisognerà attendere un successivo atto di giunta che definisca i criteri e le modalità per l'accesso ai programmi di assistenza odontoiatrica, individuando altresì, i livelli di prestazione in relazione all'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE). Spetterà sempre al governo del Lazio individuare le modalità di erogazione delle prestazioni di assistenza odontoiatrica per la prevenzione primaria e secondaria delle malattie dentarie, con priorità per i soggetti in età infantile ed evolutiva; infine dovrà stabilire le modalità di erogazione delle prestazioni di prevenzione secondaria prevedendo che le aziende sanitarie locali trovino in ciascun distretto almeno un ambulatorio pubblico che soddisfi la domanda dei soggetti più in difficoltà, anche mediante l'utilizzo di odontoiatri inclusi negli appositi elenchi degli specialisti pagati a prestazione. Significativo è l'investimento economico, ossia ben sei milioni di euro per il triennio 2008-2010. Da tempo c'è chi in Italia e a Roma si batte per l'odontoiatria sociale. Quattro anni fa è nato infatti il GIACO (Gruppo Italiano per l´Accesso alle Cure Orali) proprio per «rispondere al forte bisogno di salute orale espresso dalla popolazione, sulla scia delle numerose iniziative spontanee sorte in Italia nell'ultimo decennio, sia nell'ambito del privato sociale che in quello del settore pubblico». Come i dentisti e i medici ben sanno è dai denti che si vede se una persona è povera oppure no. Condividi