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Prendendo con le “molle” i dati resi disponibili dal Centro Studi Sintesi, che come dice chi se ne intende non possono che valere come “boe luminose” attorno a cui occorre ulteriormente ricercare e verificare, non si può che concordare che finalmente l’Umbria, nonostante i livelli sociali e degli stipendi assai bassi, cessa di essere l’ultima regione del centro-nord e la prima del sud. L’Umbria tiene con un +3,2% tra il 1999 e il 2006-07 per redditi dichiarati a fronte di una dinamica più modesta del Veneto, del Lazio, del Trentino Alto Adige e delle Marche. Oltre all’ottima performance della provincia di Terni nel suo insieme (+4,3%) c’è una provincia di Perugia che fatica (+2,8%), ma colpisce il dato di Perugia città rispetto a Terni. Infatti Perugia pur esprimendo un reddito 2007 per contribuente di 18578 € rispetto a 17325€ di Terni, con una variazione tra il 1999 e 2007 di 25,2 rispetto al 24,9, Terni vanta un reddito per abitante di 27,2 nel 1999 e Perugia di 25,8; Terni un reddito per famiglia dal 1999 al 2007 di un indice pari al 17,5 e Perugia del 13,2. Insomma per il Centro Studi Sintesi, Terni afferma una dinamica dei redditi più positiva di quella di Perugia. Un dato singolare perchè l’Umbria parrebbe l’unica regione d’Italia, il cui capoluogo in termini di redditi non “tira” tutta la regione. Un dato certamente da valutare attentamente, ma che in linea tendenziale ci dice quanto un modello di sviluppo che vede una “sovrabbondanza” delle tre ‘C’ (cavatori, costruttori e cementieri) rispetto all’industria manifatturiera di qualità e ad una contrazione della Pubblica Amministrazione non sia più in grado di assicurare adeguati tassi di sviluppo economico e quindi anche sociale. Dati che pertanto impongono una riflessione e una svolta decisa rispetto a nuove politiche di sviluppo locale, a politiche di redistribuzione del reddito ed una nuova idea dei welfare municipale. Una cosa però pare certa, il “ciclo del mattone” non produce più benessere. Condividi