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di Daniele Cibruscola TERNI – Scarsa qualità del servizio offerto, costi elevati e personale precario. Il giudizio de La Sinistra L’Arcobaleno sulla gestione del servizio idrico a Terni è netto ed inequivocabile. Il gruppo consiliare ha infatti presentato una mozione per chiedere alla Provincia di affrontare, una volta per tutte, le incongruenze e le criticità del modello finora applicato nel Ternano. Innanzitutto la presenza di troppi organismi, principalmente privati, che hanno operato in condizioni poco chiare e il cui atteggiamento sta determinando costanti rincari (dal 2002 ad oggi stimabili attorno al 100%), e costi superflui che vanno a gravare sulle tariffe e di conseguenza sui cittadini della provincia. Ciò che non convince è principalmente la posizione dell’amministratore delegato della SII, che è al contempo proprietario del 40% della società bergamasca AMBIENTE srl, che è a sua volta titolare dell’80% del capitale sociale di COSERVICES, il consorzio al quale vengono affidati da SII tutti gli interventi “straordinari” e che di fatto costituiscono la maggior parte dei lavori. Tutto “all’italiana”. Scatole cinesi e conflitti d’interesse. E la soluzione individuata da La Sinistra L’arcobaleno è innanzitutto la restituzione delle competenze (di controllo e gestione) che dovrebbero essere proprie della Provincia. Questa infatti “E’ l’Ente che esercita un governo di area vasta – si legge nella mozione – eletto dal popolo, quindi naturalmente vocato a svolgere certe funzioni”. Ma non solo “strane figure amministrative”. Nella nota, il gruppo provinciale ricorda anche le recenti iniziative sindacali promosse a tutela della sicurezza dei lavoratori e a richiesta di una maggiore omogeneità dei trattamenti contrattuali. Preso atto, dunque, che il “modello Ternano” non abbia risposto alle aspettative delle Istituzioni e alle esigenze dei cittadini, La Sinistra chiede al Consiglio che venga al più presto effettuata una verifica dei conti delle aziende coinvolte e l’uscita della Provincia di Terni dalla partecipazione all’ATO (l’ente “terzo” che avrebbe dovuto vigilare finora sull’amministrazione delle risorse idriche). Auspicando, peraltro, che con l’approvazione della legge di iniziativa popolare (ben 400.000 le firme già raccolte in Italia) si arrivi ad una maggiore tutela del bene acqua e ad una migliore e più trasparente gestione del SII attraverso strumenti di democrazia partecipativa. “L’acqua – esordiva la mozione – costituisce un bene comune dell’umanità, irrinunciabile, che appartiene a tutti”. Condividi