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PERUGIA - La Confindustria di Perugia invita a ''dismettere gli atteggiamenti demagogici'' per non vanificare gli sforzi per la ripresa della attivita' della Umbria Olii di Campello sul Clitunno, ''una realta' aziendale importante per il territorio di Spoleto, che fino al 2006 era leader in Europa per la raffinazione di olio di oliva per uso alimentare. Per questo motivo Confindustria Perugia - afferma - fa appello al senso di responsabilita' di tutti perche' non sia vanificato lo sforzo in cui l'imprenditore e' impegnato per riportare l'azienda ai vertici del suo settore''. Dopo avere espresso comprensione, a parole, per il dolore e le ragioni dei familiari delle vittime della esplosione, la Confindustria osserva però che ''se Del Papa, nell'esercizio delle sue funzioni di Presidente, ha commesso errori o violazioni delle norme, queste responsabilita' dovranno essere accertate esclusivamente dagli organi competenti nelle sedi deputate”. Per l’associazione degli industriali non si possono quindi condividere la posizione di chi sostiene che la scelta di Del Papa a difesa della sua azienda e la attivita' imprenditoriale stessa siano in contrasto con la cultura del popolo umbro. Un Del Papa che nonostante le mille difficolta' e nonostante potesse contare sull'ammissione alla Cassa integrazione, ha richiamato al lavoro tutte le maestranze che con grande impegno stanno condividendo i suoi sforzi. Al riguardo mette in rilievo che “Proprio i dipendenti della Umbra Olii, in una lettera pubblica, hanno riconosciuto all'azienda un comportamento sempre corretto nei confronti dei lavoratori e del mercato, e un'attenzione particolare alla sicurezza del lavoro e alla difesa dell'ambiente per i quali sono stati fatti investimenti considerevoli”. Ciò che colpisce più di ogni altra cosa nella nota di Confindustria Umbra è l mancanza assoluta di qualsiasi giudizio sulla esorbitante richiesta di danni che questo “benemerito” imprenditore ha avanzato nei confronti delle stesse vittime e dei loro familiari, perciò ne consegue che sbaglia chi in modo “contraddittorio dichiarare la propria preoccupazione per le difficolta' economiche ed occupazionali dell'area di Foligno, Trevi, Spoleto e della Valnerina (come ha fatto di recente il Sindacato) e poi ostacolare in concreto il rilancio di una attivita' imprenditoriale che ha contribuito per lungo tempo allo sviluppo di quel comprensorio“. Insomma, sembra di capire, i morti sono ormai tali e per loro non c’è più nulla da fare, quindi non conviene continuare a parlarne e –parrebbe- neanche insistere nel chiedere giustizia. Allora, la conclusione non può essere che una: “Noi riteniamo – è la conclusione - che sia giunto il momento di smettere gli atteggiamenti demagogici che hanno spesso caratterizzato le tante prese di posizione su questa dolorosa vicenda, nonche' l'affannosa ricerca di un capro espiatorio, ferito da un evento cosi' drammatico e luttuoso, che ha messo in grave pregiudizio la continuita' aziendale. Questo clima non giova certo ne' alle vittime e ai loro parenti, ne' alla ricerca della verita'. Con il pensiero sempre rivolto a chi non c'e' piu', il nostro auspicio e' che la Comunita' umbra si ritrovi unita in una azione concorde che da un lato miri a salvaguardare l'azienda ed il futuro dei suoi dipendenti”. Condividi