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di Laura Lucchini Milano. Il leader del partito dell’opposizione Italia dei Valori, l’ex magistrato Antonio Di Pietro, ha presentato ieri alla Corte di Cassazione la petizione per convocare un referendum sulla legge che garantisce l’immunità giudiziaria al presidente del Governo, Silvio Berlusconi, e ad altre tre alte cariche dello Stato. Con questo gesto formale, “comincia il conto alla rovescia perché i cittadini esprimano ciò che pensano di una legge presentata solo perché il presidente del Governo non possa essere processato”, ha detto ieri Di Pietro. Perché abbia luogo la consultazione, i promotori dovranno raccogliere almeno 500.000 firme di cittadini italiani. La legge in questione, approvata il 22 di luglio, stabilisce che le quattro cariche più importanti dello Stato - il Capo dello Stato e i presidenti del Governo, della Camera dei Deputati e del Senato - non possano essere sottoposti a processi penali. Vengono riconosciute solo due eccezioni all’immunità totale: l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione. “Misura immorale” Come effetto immediato, la legge ha congelato il processo Mills, nel quale Berlusconi deve rispondere al Tribunale di Milano per presunto reato di corruzione. Berlusconi aveva giustificato la necessità della misura dicendo: “Non è possibile che debba dedicarmi ogni sabato a preparare le udienze dei giudici, invece di lavorare per il paese”. Dei membri del Governo hanno definito il testo come una misura per evitare l’uso politico della giustizia. “Oggi si fanno leggi per proprio uso e consumo, domani si espropria il Parlamento delle sue funzioni, dopodomani si dirà che i magistrati sono delinquenti (…), e alla fine si arriva alla dittatura senza che nessuno se ne sia accorto”, ha detto Di Pietro in un’intervista alla rete televisiva Sky. “Crediamo che questa legge sia ingiustificata e immorale”, ha sottolineato. La presentazione della petizione da parte di Di Pietro aumenta le frizioni all’interno della principale formazione dell’opposizione, il Partito Democratico di Walter Veltroni, che non è riuscito ad adottare una posizione unitaria in merito. Di fronte ad una corrente maggioritaria che si fa da parte per non difendere la consultazione, Arturo Parisi, dirigente vicino all’ex primo ministro Romano Prodi, ha espresso ieri appoggio incondizionato, “a titolo personale”, all’iniziativa di Di Pietro. Articolo originale di Laura Lucchini, pubblicato il 31.07.2008 su El Paìs. Condividi