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di Nicola Bossi Si è dimesso perchè non si sente più in linea con il partito a livello provinciale, regionale e nazionale. Ma si è dimesso anche con una grande convinzione che lo porterà al gruppo misto, per ora, per poi si spera in un gruppo unitario più grande: che mai come oggi c'è bisogno de La Sinistra-L'arcobaleno. Le dimissioni sono state presentate dal capogruppo del Pdci della Provincia di Terni, Danilo Buconi. La porta non è stata sbattuta, ma chiusa con qualche amarezza. "Io non posso restare in un partito dove non si pensa al futuro, allo stare in mezzo alla gente o dove non si media con chi non la pensa come il vertice - spiega in esclusiva Buconi ad Umbrialeft.it - ma si cerca di alimentare un clima chiuso, settario e dove le nomine vengono assegnate a chi è più fedele e meno fastidioso. Per questo ho deciso di andarmene". I congressi non sono andati come avrebbe voluto, la leadership è in mano ad altri, ma Buconi è uomo di sostanza e non di politica interna, e così adduce un altro motivo della rottura: il precariato. "Mi perdoneranno i dipendenti pubblici, ma perchè il precariato la politica cerca di sconfiggerlo soltanto nelle istituzioni? Non sono precari uguali quelli che lavorano nel settore privato, che non possono permettersi nemmeno di alzare la voce se non gli rinnovano il contratto per altri sei mesi? Eppoi chi lo ha detto che tutti i precari del pubblico sono in grado di lavorare a tempo indeterminato con le istituzioni? Sono stati fatti dei corsi e delle valutazioni individuali? Io credo che il merito sia importante, se vogliamo essere altra cosa da chi dispensa poltrone e posti senza una logica". Ma Buconi è indissenso anche con alcuni quadri del suo ex partito che non sono proprio entusiasti dell'unità a sinistra. "Io posso capire fino a qualche tempo fa quando c'erano i Ds come forza di sinistra che trainava anche noi piccoli. Ma ora che i Ds hanno deciso di essere di centro, perchè non si vuole portare avanti un progetto serio di unità totale. Togliatti prima e Berlinguer dopo ci hanno insegnato che una forza con il 9-10 per cento non determina le scelte della vita del Paese. Una forza che invece in Umbria, come la Sinistra Unita, può toccare anche quota 20 per cento non può essere cestinata o ritardata. Io me ne vado nel misto, ma lavorerò seriamente per una sinistra unità che possa persino coinvolgere anche i socialisti. Abbiamo bisogno di rappresentare i lavoratori e il lavoro: e per fare questo ci vuole forza, progetto politico e anche tanta, tanta sostanza". Condividi