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TERNI - Il Comune di Terni partecipera' al ricorso al Consiglio di Stato contro la recente sentenza del Tar del Lazio che ha bloccato il decentramento alle Amministrazioni comunali delle funzioni catastali. Lo ha deciso la Giunta municipale, su proposta del sindaco Paolo Raffaelli. In particolare l'Esecutivo ha deliberato di contestare l'ammissibilita' e/o la legittimita' dell'atto col quale il Tribunale amministrativo Regionale laziale ha accolto il ricorso presentato da Confedilizia ed ha annullato il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 giugno del 2007 con il quale si dava attuazione al trasferimento della gestione del catasto ai Comuni. Ha autorizzato pertanto il sindaco a dare mandato agli avvocati individuati dall'Anci nazionale, che ha annunciato la presentazione di un proprio ricorso in appello, per la predisposizione di tutti gli atti necessari. In ogni caso l'Amministrazione comunale di Terni - si legge nella delibera di Giunta resa nota da Palazzo Spada - si riserva la possibilita' di un ricorso al Consiglio di Stato in forma autonoma, anche unitamente ad altri Comuni, per ottenere la sospensione e l'annullamento della sentenza del Tar del Lazio. ''L'atto che abbiamo compiuto -ha sostenuto il sindaco Raffaelli - e' coerente con l'impegno che tanto il Comune di Terni quanto gli altri Comuni umbri aderenti all'Anci hanno posto in essere in questi anni per un'effettiva riforma, anche in prospettiva del federalismo fiscale, degli estimi catastali. La sentenza del Tar del Lazio, lo abbiamo piu' volte ripetuto, ha cancellato con un colpo di spugna due anni di positivo lavoro del Governo nazionale e dei Comuni che, l'anno passato, avevano dedicato sforzi rilevantissimi alla definizione di modalita' di riforma e di decentramento territoriale dei catasti per aprire finalmente una fase nuova e piu' avanzata. Il ricorso dell'Anci nazionale, a cui abbiamo aderito, e' anche una misura assolutamente necessaria a tutelare l'autonomia istituzionale ed amministrativa dei Comuni, sempre piu' messa a rischio da provvedimenti spesso estemporanei che finiscono con il vanificare lunghi e complessi percorsi partecipativi e di riforma''. Condividi