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GUALDO TADINO – Nasce anche in Umbria “Rifondazione per la Sinistra”, dando così corpo all’invito lanciato a livello nazionale da Nichi Vendola al termine del congresso nazionale del Prc di Chianciano. L’annuncio è contenuto in una lunga nota diramata a Gualdo Tadino e sottoscritta da quanti considerano “ l’esito del Congresso Nazionale di Rifondazione Comunista un arretramento serio nella capacità di innovazione del progetto politico e culturale della rifondazione comunista anche in relazione alla storia stessa di questa comunità politica, ma soprattutto una battuta d’arresto nel processo necessario ed urgente di ricostruzione unitaria della sinistra italiana”. Un passo che era comunque prevedibile e che non desta perciò alcuna meraviglia, anche se poi, esaminando i contenuti politici di questa sorta di manifesto troviamo moltissime affinità con il documento finale di Montecatini votato a maggioranza e dal quale la mozione Vendola si è dissociato. La necessità, in primo luogo, di costruire “una grande opposizione politica e sociale, anzi di una mobilitazione permanente, di una opposizione plurale, civile e sociale, alle destre, che dia una prospettiva politica alla mobilitazione sociale, riscopra e valorizzi la politicità del conflitto sociale e restituisca la dimensione sociale all’agire politico”. Il ritorno alla società, quindi, proprio come è stato tenacemente sostenuto dal Ferrero, anche se nei suoi confronti, e nei confronti dei suoi sostenitori, si lancia l’accusa di voler “fuggire dalla politica, anzi criticando alla radice qualsiasi sciagurata ipotesi di autonomia del sociale e di autonomia del politico”, perché “L’esodo dalla politica è la rinuncia stessa alla possibilità del cambiamento”, per cui “il quadro e la vicenda politica che si sono consumati a Chianciano” vanno “nella direzione esattamente opposta, riproponendo tendenze minoritarie ed identitarie, nonché sterili ed improduttive esercitazioni di pura fraseologia ideologica, che recidono la stessa storia di Rifondazione Comunista per come l’abbiamo conosciuta noi e per la quale abbiamo dato un costante contributo”. Perciò anche in Umbria – si afferma – “Rifondazione per la Sinistra si adopererà non tanto perché inciampi il quadro dirigente che ha sposato le posizioni di Chianciano, ma … per preservare una prospettiva che questo gruppo dirigente non garantisce più appieno”. Come, dunque? Il disegno è reso chiaro dal seguente passaggio: “Rifondazione per la Sinistra si proporrà come area politica e culturale, sì interna al PRC, ma aperta all’intera sinistra umbra, come soggetto di promozione e di elaborazione rivolto a tutti coloro, cioè, che continuano a considerare urgente e necessaria una nuova sinistra in Italia da ricostruire pazientemente nel reinsediamento sui territori, nelle alleanze con le soggettività sociali organizzate, nell’inclusione e nella partecipazione di quelle donne e di quegli uomini che diffusamente continuano a non rinunciare a questa prospettiva”. Come si vede resta ancora una volta impressionante la somiglianza con l’appello di Ferrero per lavorare nel sociale, in armonia con i movimenti, compresa la necessità di allargare l’esperienza delle Case della Sinistra nelle quali – si dice ancora nel documento gualdese - “rilanciare partecipazione politica, aggregazione e mobilitazione sociale, passione civile, formazione culturale e tensione morale. Vanno ritessuti nodi e legami che hanno fatto del tessuto connettivo della società umbra il terreno fondativo stesso del governo dei processi economici e sociali”. La stessa cosa dicasi per il modello di sviluppo proposto per la nostra regione: anche qui le assonanze con il documento approvato dalla maggioranza ferreriana al termine del congresso provinciale di Perugia sono molteplici, per cui si stenta a comprendere le ragioni reali di questa contrapposizione: dalla necessità di rilanciare il governo dei processi dei territori sin qui garantito da Rifondazione Comunista, un terreno sul quale si gioca la stessa sfida delle idee con il partito democratico; sul come si arginare la deriva moderata che ha frenato molte istituzioni locali avviluppate in un forte intreccio tra affari e politica; fino alla necessità di aprire una profonda riflessione “sulla crisi del modello di sviluppo e di coesione sociale per cui anche l’Umbria sembra non essere più la terra felix per cui storicamente la sinistra ha lavorato”. Rifondazione per la Sinistra in Umbria si impegnerà, quindi, “per sollecitare il confronto politico anche in relazione alle prossime scadenze elettorali amministrative con un approccio di responsabilità ricostruendo il ragionamento sul modello di sviluppo e di coesione sociale e sull’esigenza di una nuova stagione di programmazione pubblica che investa Regione e territori sulla crisi del sistema industriale, sulle dinamiche dell’esclusione, della frantumazione sociale e della povertà, sulla questione per noi cruciale dei lavori e sui servizi pubblici a partire dalla sanità e dai servizi pubblici locali”. Tutte cose largamente condivisibili e, lo ripetiamo, chiaramente dette e scritte in occasione del congresso perugino. Per ultimo l’annuncio, anche questo scontatissimo, della partecipazione alla manifestazione del 27 settembre a Roma per la presentazione ufficiale dell’Area politico-culturale “Rifondazione per la Sinistra” e l’impegno a mettere in cantiere una serie di iniziative politiche in Umbria alle quali saranno chiamati “a partecipare quegli uomini e quelle donne della sinistra che non hanno intenzione di arretrare di un millimetro sul terreno della ricostruzione di una nuova forza, unitaria e plurale, del cambiamento”. Questo vuol dire costruire un soggetto politio diverso da Rifondazione Comunista? L’interrogativo di fondo che ha aleggiato per tutta la fase elettorale non è stato ancora sciolto. L'equivoco dunque resta. Condividi