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La vittoria della campagna mondiale contro la pena di morte alle Nazioni Unite è un fatto importante. Estremamente importante. C'è da essere soddisfatti. E' sbagliato considerarlo un fatto simbolico solo perché la risoluzione approvata non impone agli stati né la moratoria né l'abolizione. Il risultato faticosamente raggiunto all'Onu è un fatto politico che espone gli stati che continueranno a praticare la pena di morte ad una chiara condanna della comunità internazionale. E' un passo deciso nella strada ancora lunga che porta alla messa al bando della pena di morte. Come è stato ben detto, molto resta da fare. Per rendere efficace la proclamata moratoria occorre far tesoro delle molte lezioni che emergono da questa notizia positiva e allargare il campo d'azione. Ecco tre proposte per evitare che il successo di ieri si consumi come un fuoco di paglia. Primo. E' necessario che l'impegno della diplomazia e del governo italiano per la moratoria della pena di morte si trasformi in un impegno politico, continuo e coerente, per difendere e promuovere i diritti umani. Non si tratta di moltiplicare gli appelli e le dichiarazioni. Si tratta di dare corpo ad una politica dei diritti umani con obiettivi chiari e un'agenda precisa. La Marcia Perugia-Assisi dello scorso 7 ottobre e la settimana di mobilitazione che l'ha preceduta hanno lanciato una proposta concreta, oggi ancora senza risposta. Secondo. La Rai, servizio pubblico, deve evitare di ripetere gli errori del passato e deve impegnarsi concretamente nella difesa e promozione dei diritti umani realizzando da subito un vero e proprio format dei diritti umani progettando, in collaborazione con la società civile, spot, pillole, programmi di approfondimento, spazi quotidiani e efficaci nei palinsesti. La proposta è già stata presentata alla fine di agosto al Direttore Generale della Rai dalla Tavola della pace, dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, da Articolo 21, dall'Usigrai e dalla Federazione nazionale della Stampa. E' venuto il tempo di decidere. Terzo. Questo successo italiano ci dice ancora una volta che molto dipende dalla volontà politica. Anche i problemi più difficili possono trovare soluzione a condizione che ci sia un'adeguata volontà e capacità politica. L'Italia può giocare un ruolo importantissimo per costruire un mondo più sicuro e giusto per tutti. Per questo le sue responsabilità sono grandi. Più grandi di molti altri paesi. Ma non bastano i ministri e i diplomatici. Occorre che le energie migliori di questo paese si uniscano e imparino a "fare sistema". Così si è vinto al Palazzo di Vetro. Solo così potremo continuare a vincere. Tutti. Insieme. Condividi