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Il VII Congresso di Rifondazione comunista è stato caratterizzato da una discussione profonda e densa di responsabilità storica per il futuro del nostro partito e della sinistra. Da Chianciano è uscita una linea politica chiara: ricordo che nessuna delle mozioni ha avuto la maggioranza assoluta e compito del congresso era determinare una sintesi. Questo è stato purtroppo possibile solo fra quattro mozioni, le quali si sono ritrovate su un progetto politico chiaro, che nel documento votato dal congresso si articola in tre punti fondamentali. Il primo: si riparte da Rifondazione comunista, come partito e come progetto politico.. Il secondo: rilancio a partire da un nuovo lavoro nel sociale, costruire lotte e mutualismo, come era nel movimento operaio. E terzo: svolta a sinistra. Il nodo deve essere la costruzione dell’opposizione a Berlusconi e Confindustria a partire dalla difesa del contratto nazionale di lavoro. E in questo lavoro di costruzione, fondamentale è tenere insieme questione sociale, questione morale, questione democratica Penso allora che occorra mettere in campo con determinazione nettissima questa linea decisa al congresso, dopo mesi di discussioni interne e un lungo periodo di progressiva passivizzazione. Qui sta la centralità della gestione unitaria proposta dal neo-segretario nazionale Paolo Ferrero, esattamente come abbiamo fatto a Perugia: il pluralismo è una ricchezza, se non diventa correntismo. Il partito nel partito, questo sì, ritengo sia un arretramento politico e culturale. Intendo inoltre chiarire subito che l’idea per cui faremo cadere tutte le giunte sia del tutto priva di fondamento. La verità è che tra circa otto mesi si dovrà decidere chi governerà gli enti locali per i prossimi anni. Una sfida a cui Rifondazione comunista di Perugia non si sottrarrà. Non sottrarsi non significa però perpetuare questo sistema di alleanze, confermare programmi e pratiche quotidiane di amministrazione, anzi, occorre una svolta reale e netta, un profondo processo di innovazione e di rinnovamento, svolgendo anche una ricognizione della nostra attività istituzionale per verificarne la coerenza con la linea politica. Non perseguiremo l’isolamento di principio nelle future e prossime scadenze elettorali o sul piano delle amministrazioni. Ma si può ricostruire un nuovo sistema di alleanze locali solo su base regionale che parta da una analisi economico-sociale condivisa del territorio provinciale. Il punto politico è che al momento, però, il Pd sul tema delle alleanze è immobile, forse travolto da una sindrome di autosufficienza che rischia di mettere in discussione la possibilità stessa di governare ancora i territori. Per questo chiediamo l’avvio di un tavolo per verificare possibilità e disponibilità politiche. Enrico Flamini Segretario Provinciale Prc Perugia Condividi