rifo-12.jpg
La tragedia di Torino, il cui bilancio si aggrava di giorno in giorno, non può e non deve restare impunita. Nel nostro paese ogni anno perdono la vita sul proprio posto di lavoro più di mille persone: una guerra, non dichiarata, contro i lavoratori. E questa carneficina accade in uno dei paesi più avanzati del mondo. Il nostro. Penso che le vere cause delle ‘morti bianche’ vadano ricercate nella precarietà del rapporto di lavoro e nella mancanza da parte delle aziende di investimenti in sicurezza. E i diritti dei lavoratori? Il rispetto della vita umana? Sacrificati sull’altare del profitto a tutti i costi. Non servono nuove leggi: bisogna far applicare quelle che ci sono con controlli adeguati e puntuali. Per questo abbiamo chiesto al governo di rendere immediatamente esigibili le norme previste dal Testo Unico della Sicurezza sul lavoro. Per questo chiediamo la massima chiarezza sulle responsabilità della strage di Torino e di tutte le morti di lavoratori caduti sul proprio posto di lavoro. Altre lacrime di coccodrillo non sono più tollerabili. Anche perché il rapporto annuale 2007 del Censis parla chiaro: l’Italia è un paese tendenzialmente in crescita economica, ma del tutto incapace di costruire uno sviluppo sociale coeso e solidale. L’occupazione cresce. Ma di che tipo? Con quali caratteristiche? Ovviamente l’aumento occupazionale è determinato dal lavoro precario, la cui cifra è rappresentata da una forte compressione di diritti e di salario. Certo, perché la questione salariale, più pesante in Umbria dove salari, stipendi e pensioni sono inferiori di circa il 10% rispetto alla media nazionale, concorre significativamente a determinare maggiori e più pesanti ingiustizie sociali. Dato, questo, confermato recentemente anche dall’Ires-Cgil, che nel suo rapporto rende anche evidente come la crescita della produttività nel nostro Paese sia più lenta rispetto al resto d’Europa per un capitalismo incapace di investire e di introdurre innovazioni di prodotto e di processo Le famiglie non riescono più ad arrivare alla fine del mese. Continuano i ritardi nel rinnovo dei contratti nazionali, aumentano i prezzi e rincarano le tariffe, torna anche l’emergenza inflazione. Non solo. Secondo i dati Istat i beni maggiormente colpiti sono quelli di prima necessità col risultato di aggravare ulteriormente le condizioni materiali di lavoratori e pensionati. Il nostro è un paese che ha decisamente bisogno di ritrovare fiducia nel futuro. Come? Ripartendo dalla dignità del lavoro e dal valore delle relazioni sociali. Ecco, la sinistra/l’arcobaleno che abbiamo in mente parte proprio da qui, da un progetto politico aperto e plurale che possa incidere davvero, che possa cambiare e modificare profondamente i paradigmi della attuale condizione materiale dei lavoratori italiani. Condividi