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PERUGIA - Dallo scorso 11 luglio 2008 i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate di Perugia sono in stato di agitazione, avendo aderito alla protesta nazionale contro i recenti provvedimenti adottati dal Governo, in primo luogo il D.L. 112/2008 in fase di conversione al Parlamento. La precisazione è della Rsu aziendale che, anche in relazione a recenti articoli apparsi sulla stampa, sia locale che nazionale, dove si strumentalizza la polemica contro i fannulloni e si paventano scioperi in atto (presentandoli solo in chiave di disagio all’utenza), spiega anzitutto che nessuno dei lavoratori è in sciopero, ma sta attuando altre forme di protesta. “Nessuno – si spiega nella nota - è contrario al fatto che si chieda ai dipendenti pubblici il rispetto di specifiche regole, né che occorra individuare chi contravviene a dette regole (che - con abusato termine- viene definito ‘annullone’. Si è contrari, invece, in primo luogo alla caccia alle streghe lanciata a suon di spot dal Governo, con uno stile senzazionalistico da campagna pubblicitaria che definire ‘ingannevole’ è fuorviante ed eufemistico. Tutti i dipendenti pubblici, indistintamente, sono diventano i capri espiatori dello spreco delle risorse statali”. “Il fatto grave è che questa generalizzazione e banalizzazione demagogica non mira a nessun risultato concreto, ma solo a confondere il cittadino, indicandogli il dipendente pubblico come la causa dei mali d’Italia. Con questo comunicato i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate di Perugia vogliono invece far conoscere la reale situazione che stanno vivendo, la funzione che ogni giorno svolgono e gli strumenti di controllo ai quali sono individualmente sottoposti”. “E’ doveroso ricordare all’opinione pubblica –prosegue la nota-, che sin dal 2000 ci viene decurtato un quarto della retribuzione per ogni giornata di malattia, e che l’Agenzia dispone sempre la visita fiscale. Su questo aspetto, già da anni, i lavoratori fiscali sono tristemente “all’avanguardia” (…….se proprio si vuol considerare un “progresso” il tagliare lo stipendio ad una persona malata, controllata in ogni caso da apposita visita fiscale). “È doveroso affermare con forza che non ci riconosciamo affatto nella qualifica di fannulloni, né nell’immagine con cui il Ministro Brunetta raffigura (indistintamente) tutta la Pubblica Amministrazione: da anni l’Agenzia delle Entrate ha adottato un sistema di pianificazione di obiettivi e di controllo degli stessi. Il Ministero delle Economia e delle Finanze (di cui non siamo dipendenti, costituendo le Agenzie Fiscali enti autonomi) pretende annualmente su base contrattualistica che i lavoratori raggiungano specifici risultati concretamente misurabili”. “E sono proprio i risultati che testimoniano il lavoro svolto: nel 2007, l’Ufficio di Perugia ha recuperato,riscuotendole materialmente e non sbandierandole solo nei verbali, somme da evasione fiscale per € 17.815.004 (e per € 41.022.707 tutta l’Umbria). Tali importi – confluiti a Roma- superano di gran lunga le retribuzioni medie che percepiremo in tutta una nostra vita lavorativa, e che speriamo siano destinate a servizi pubblici di cui beneficia la collettività (ospedali, sicurezza pubblica, scuole, asili, …)”. “Questi risultati si raggiungono anche grazie alla messa a disposizione delle nostre auto: se vi sono dipendenti pubblici che lamentano la mancanza di risorse per acquistare i carburanti, noi lamentiamo la mancanza dei mezzi di trasporto per espletare i controlli (!) in quanto l’Agenzia delle Entrate non ha a disposizione nessun mezzo”. Ma la funzione svolta non si riduce solo alla tanto politicamente sbandierata “lotta all’evasione” . I lavoratori scrivono che hanno tra i loro compiti anche quella di assistere il contribuente nei propri adempimenti; basti un solo esempio: la trasmissione gratuita della dichiarazione dei redditi. Qual è il premio per questi risultati? Innanzitutto rinnovi contrattuali di € 8/9,00 lordi al mese, costantemente in ritardo rispetto alla loro naturale scadenza, che si vanno ad innestare sugli stipendi già tra i più bassi in Europa. Poi, un futuro taglio delle risorse destinate a remunerare i risultati raggiunti, che costituiscono il salario accessorio legato al merito e che nel nostro caso formano gran parte della retribuzione, a fronte di una quota base il cui importo in alcuni casi sfiora quello della pensione sociale. Inoltre, il taglio e comunque la sospensione nell’assegnazione della parte di retribuzione connessa ai risultati raggiunti nel 2006. Il tutto, condito da un bombardamento di pubblicità ingannevole sul “premiare il merito”: oltre al danno, anche la beffa! “Se non ci vengono assegnate le risorse già contrattate e collegate ai risultati raggiunti nella lotta all’evasione negli anni passati (anno 2006) – domanda la Rsu -, dov’è l’incentivo a chi lavora? E l’incentivo alla lotta contro l’evasione fiscale?” “Gli impegni presi noi li abbiamo rispettati tutti, risultati alla mano, il Governo non altrettanto! Nei prossimi anni la nostra retribuzione non solo non aumenterà, ma si ridurrà. Bel modo di fare una politica attiva per il recupero del potere contrattuale dei dipendenti (o forse non ci considerano tali solo perché il nostro datore di lavoro è proprio lo stato italiano?) E’ davvero per tali iniziative che passa la lotta allo spreco delle risorse pubbliche? O non è altrove che occorre andare a cercare?” Queste le ragioni della lotta. Condividi