PRODI.M..jpg
PERUGIA - ''Il rapporto sul lavoro in Umbria nel 2007, con l'analisi sostanzialmente positiva della situazione, e' tranquillizzante ma richiede ulteriori urgenti compiti, come l'approfondimento dell'analisi sulla qualita' del lavoro e l'impegno al rafforzamento delle politiche per la buona occupazione, soprattutto con una particolare attenzione a quella scientifico-intellettuale, in particolare giovani, e femminile'': lo ha affermato l'assessore regionale Maria Prodi, durante la presentazione del rapporto sull'andamento del mercato del lavoro in Umbria nel 2007. ''I dati complessivi segnalano una crescita ulteriore - ha detto l'assessore - quindi le preoccupazioni che si erano manifestate negli ultimi mesi rispetto al mercato del lavoro umbro ed alle politiche regionali finalizzate all'occupazione sembrano essere state eccessive. L'allineamento sempre piu' deciso della nostra regione sui valori che caratterizzano il Nord Italia rimanda invece ad un tema che solamente adesso sembra affermarsi con forza nel dibattito regionale, e che e' quello della scarsa produttivita', sia in termini assoluti sia in relazione alla sua crescita. E' chiaro come questo fattore non possa che incidere sul mediocre assetto dei livelli salariali e sia correlato alle difficolta' a generalizzare condizioni di lavoro stabili e coerenti con il background del lavoratore''. La Prodi ha evidenziato che la Regione ha previsto il primo importante nucleo di azioni legate al Por 2007- 2013. ''Si tratta di un nutrito pacchetto di misure a favore dell'immissione di giovani laureati presso le imprese, anche passando attraverso progetti di ricerca che riverseranno sul mondo della produzione maggiori strumenti per l'innovazione. Nei bandi attuativi e' prevista una particolare attenzione alla partecipazione delle donne, ma non basta. La disponibilita' delle donne umbre a partecipare sempre piu' attivamente al mercato del lavoro, dimostrato dal sempre piu' frequente accesso alle forze del lavoro, si scontra con il perdurante ostacolo della difficolta' a conciliare i tempi e la fatica del compito di cura, ancora distribuiti in modo squilibrato all'interno delle famiglie, con gli impegni lavorativi e professionali. Il problema non e' ovviamente affrontabile solamente con i classici strumenti per le politiche attive del lavoro, in molti casi non riscontrandosi un gap formativo o motivazionale, ma con piu' ampi orizzonti delle politiche regionali''. Condividi