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Nuvoloni neri ieri sera sull’Arena Santa Giuliana. Neri come la musica suonata sul palco dal vibrafonista Ray Ayers prima e dalla cantante Chaka Kan dopo. Qualche goccia di pioggia appena iniziato lo show di Ayers mette in apprensione il pubblico ma durerà poco: i nuvoloni si diradano e lasciano spazio alla luna. Dopo l’esibizione di Gary Burton di giovedì sera, si conclude così questo mini omaggio che il festival ha voluto fare al vibrafono. Ma la differenza rispetto allo show di Burton e soci è, senza voler dare giudizi di valore, musicalmente abissale. Prima di tutto, Roy Ayers è un grande intrattenitore. Lui e la sua band comunicano un gioioso senso di divertimento e di energia che solletica il palato del pubblico, lo trascina in pista e lo fa ballare sulla sedia. “The art of entertainment” recitava lo spot di una nota casa produttrice di hi-fi. Un jingle che potrebbe andare bene anche per la musica di Ayers. “Ubiquity” fu invece il termine che Roy Ayers accosta al suo nome per segnare la svolta di cui è stato protagonista tanti anni fa. Con la sua ubiquità musicale scandalizza i puristi quando comincia a mescolare jazz, funk, soul, dancefloor dando vita al risultato che si è sentito ieri sera: una fusion immediata, facile (che non è un insulto), di grande presa. Un Lonnie Liston Smith ancora più a presa diretta. Una cosa è certa: quando Ayers suona la classe del solista emerge ancora chiaramente. Peccato però che abbia suonato poco la sua tastiera MalletKat a percussione. Come la nutella sulle cozze invece il John Coltrane di “Aknowledgement” (“A love supreme”) che il sassofonista Ray Gaskins, comunque di grande impatto, infila durante un assolo di un brano funky. Cambio di palco e arriva un’altra delle grandi signore della musica nera, ovvero Yvette Marie Stevens in arte Chaka Khan. Trentacinque anni di carriera e successi alle spalle, tra i quali dieci Grammy e ventidue nominations. Con lei sul palco una band che produce tanto ritmo e tre coristi a supportarla. Risultato: dopo 5 minuti la maggior parte del pubblico era tutta sotto il palco a ballare. Tanti anni di carriera hanno prodotto questo animale da palcoscenico dotato di grande presenza scenica e di un modo molto intenso di coinvolgere lo spettatore. Yvette si libra sopra (qualche volta troppo) e sotto la melodia dando vita a quel misto di funky, soul, pop, R&B e spruzzate di rock che ne hanno decretato il successo. Immancabili i cavalli di battaglia come “I feel for you” (donatole a suo tempo dal Principe di Minneapolis, Prince) e “I’m every woman”. Dall’ultimo album “Funk this” invece (giunto dopo una latitanza dai negozi lunga dieci anni) Chaka ha regalato al pubblico “Angel”, classica ballad senza tempo, e la bella “Will you love me”. E questa sera all’Arena l’atteso show di Alicia Keys prima del gran finale affidato domenica ai Rem di Michael Stipe. Condividi