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di Isabella Rossi La notte dell'omicidio di Barbara al suo arrivo alla villetta della figlia, ricorda Simonetta Pangallo, presenti fuori c'erano tantissime persone. L'ambulanza e i carabinieri erano già arrivati. "Si faceva un gran parlare di ladri. Il padre di Roberto diceva ci vuole la pena di morte". Discorsi che infastidiscono Simonetta che osserva: "In quella gran baraonda non c'era dolore". Anche Paolo è alla villetta, è stato contattato da Stefano Spaccino. Al telefono non gli vengono date spiegazioni. Ed è è proprio questa reticenza a fornire chiarimenti che gli fa temere il peggio. "Sono partito con la consapevolezza che Barbara era morta" dice Paolo Cicioni alla Corte del Tribunale di Perugia. E' lo stesso Stefano ad accoglierlo quando arriva. Lo abbraccia e gli dice: "Che disgrazia, che tragedia...". Paolo vorrebbe entrare in casa per vedere sua figlia, ma gli viene impedito. "Avrei voluto vedere personalmente quello che ha visto la Urli (l'infermiera in servizio quella sera, ndr)", dichiara. Fuori ci sono i suoceri di sua figlia, il fratello di Roberto, Stefano, le cognate. I carabinieri non sono ancora arrivati. "Non ho ricevuto parole di conforto dagli Spaccino presenti", racconta Paolo che quella notte rimarrà lì fuori fino a circa le sei di mattina. "Sentivo parlare di ladri, di sgommate, ma la mia ex moglie se ne stava seduta sugli scalini e nessuno aveva una parola di conforto per lei". L'impressione, dichiara Paolo, è quella di rivedere quello che aveva già visto circa 5 mesi prima, quando a casa Cicioni-Spaccino venne commesso un furto. Allora a Barbara rubarono sei, forse settemila euro, dice. Una somma ingente con cui lei avrebbe dovuto pagare i dipendenti. "Le modalità erano le stesse", dichiara Paolo e riferisce del suo stato d'animo in quella terribile notte. "Ho pianto fino alle 3,30. Poi ho iniziato a girare intorno ai campi, a perlustrare le stradine. Le sgommate lasciano segni. Ho girato intorno cercando di trovare un filo logico. Non ho trovato segni." Riferisce il papà di Barbara. E la sua testimonianza al processo cede in qualche breve momento a rabbia e tristezza. Sentimenti comprensibili per un padre che ha perso una figlia e una nipotina mai nata. Commozione, sgomento e lacrime si fanno strada lungo i racconti delle ultime udienze di luglio, in cui i familiari di Barbara sono stati chiamati a testimoniare. In diversi momenti è Roberto a piangere al processo. La testa sul tavolo, le braccia distese sotto. La prossima udienza è stata fissata al 25 settembre. Condividi