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di Isabella Rossi Quando a giugno del 1998 Barbara si è sposata, si realizzava per lei il sogno di una vita. Tutti i familiari ascoltati sono concordi su questo punto. L'unità familiare, la costruzione, insieme a suo marito di una famiglia numerosa era un desiderio che l'accompagnava sin dall'infanzia, dicono la zia, il papà, la mamma. Quello che Barbara voleva evitare a tutti i costi era la separazione. Dato che lei una separazione l'aveva vissuta in prima persona, ed era stata quella dei suoi genitori Paolo e Simonetta. E per evitare che ciò potesse accadere di nuovo, riferiscono i testi, Barbara era disposta a sacrifici. Ma quanti e quali sacrifici? Già in viaggio di nozze Barbara rimane incinta del suo primo bambino, Nicolò. La notizia la rende felicissima. Ma nei primi mesi di gravidanza Barbara non sopporta gli odori e in special modo quello di formaldeide con cui sono impregnati i mobili della nuova casa, quella in cui è andata ad abitare insieme a suo marito Roberto. "I mobili le provocavano nausea" riferisce sua madre Simonetta Pangallo. Le chiesi perchè non andava ad abitare dalla nonna." Ma Barbara ha paura di essere malconsiderata da "loro" e per loro intende la famiglia di suo marito, che abita in un caseggiato a brevissima distanza da casa sua. Per un paio di calzini marroni Poi però le nausee continuano e Barbara decide allora di trasferirsi dalla nonna per un po', nella casa dove lei è cresciuta. Un giorno la zia Elisa, che va trovare spesso la nonna malata e con la quale Barbara ha un rapporto molto stretto, trova Barbara piangente. "Ha raccontato che quella mattina lui le aveva dato uno schiaffo perchè non trovava un paio di calzini marroni." Riferisce la zia. "Che ti venisse un cancro" "Quella volta solo mi disse dello schiaffo, normalmente mi riferiva solo degli insulti" racconta Elisa Cicioni. E le violenze verbali potevano riguardare l'aspetto fisico o essere auguri di morte, come "ti venisse un cancro..." Anche il suo primo figlio si rivolge alla madre usando lo stesso vocabolario del padre dice la zia. Ripete quello che sente dal padre ed è troppo piccolo per capire. Un giorno quelle stesse parole il bimbo, aveva solo quattro anni, le rivolge anche alla zia. A lui non piaceva andare in vacanza La zia Elisa invita Barbara a riflettere. Le dice che se le cose non vanno bene è il caso di pensare ad una separazione. Anche Simonetta Pangallo, sua mamma, lo fa. E'lei ad accompagnare la figlia dal ginecologo, dal pediatra. E in vacanza. "Roberto al mare non voleva andarci" riferisce Simonetta. Nell'estate del 2006 la macchina è pronta con i bagagli. La mamma di Barbara riferisce che Roberto in quell'occasione pronuncia questa frase: "Che vi poteste schiantare sulla strada". A bordo dell'auto olte alla suocera c'è la moglie con i due figli. Il rapporto dei familiari con Roberto "Mio genero quando c'ero io aveva un comportamento molto compassato" riferisce Simonetta Pangallo. Poi racconta, però, di aver assistito anche a cose che hanno fatto piangere sua figlia. Il carattere di Roberto Simonetta lo definisce "anaffettivo". Niente gesti di tenerezza nei confronti della figlia. E lui ai gesti di affetto della moglie reagisce con indifferenza, racconta Paolo Cicioni alla Corte del Tribunale di Perugia e aggiunge "Se si festeggia qualcosa lui è sempre in disparte, lo si vede anche sulle foto." Un rapporto più stretto Roberto sembra lo abbia sviluppato con il figlio maggiore, che porta giocare a pallone il pomeriggio. Barbara in ospedale E' il 2001, Barbara è sposata da tre anni. Una mattina si sveglia e sta malissimo, riferisce la zia Elisa Cicioni. Quando lei lo dice a Roberto lui le risponde "se muori sono contento." Barbara viene operata per appendicite perforante. Anche in seguito a questi avvenimenti la zia la invita ad andarsene via da quella casa. Le spiega che si potrà trovare una sistemazione, ma la risposta di Barbara è: "Quando Roberto si calma diventa tutto gentile". Condividi