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di Oscar Monaco Il compagno Nichi Vendola ha scommesso tutto sulla vittoria al referendum su di lui ed ha perso. Nonostante tesseramenti palesemente gonfiati. Rifondazione ha all’incirca 2000 circoli sparsi in tutta Italia e basta dare uno sguardo alla concentrazione spaventosa di voti in un numero ridicolo di circoli, tolti i quali la mozione 2 praticamente non esiste, per capire la portata spaventosa di un fenomeno che getta un’ombra inquietante sulla salute democratica della nostra comunità politica. Ha perso una scommessa al tutto per tutto, che non è riuscita, al netto del voto militante, ad imporre una prospettiva tanto vuota quanto disarticolata e fumosa, un tentativo estremo di rianimare il percorso fallimentare che aveva fondato l’arcobaleno. Una retorica dell’oltrismo, fondata su parole d’ordine tanto insistenti quanto vaghe. Un appello continuo al superamento verso meravigliose quanto sconosciute sorti. Rivendicando in maniera del tutto inappropriata ed incompleta la coerenza con percorsi politici e nobili fondamenti culturali. Per un giudizio, anche autocritico per quanto mi riguarda, sui percorsi politici consiglio di dare un’occhiata ai risultati delle ultime elezioni! Del buon vecchio Carletto Marx si usa dire che criticando Hegel di giorno lo saccheggiasse di notte, sottintendendo che, rifiutando il carattere astratto dell’idealismo, avesse però innervato la sua teoria dei processi reali, il materialismo storico, di categorie proprie dell’hegelismo, tra cui quella fondamentale di “superamento” (del capitalismo per Marx) di processi dialettici (materiali, sempre per Carletto) contrapposti. Ne consegue che in una pur vaga idea di comunismo l’idea di “andare oltre” è fondante della prospettiva strategica. Purché esista uno straccio di prospettiva strategica. Ora, senza scomodare velleità rivoluzionarie, è chiaro che l’idea di superamento che dal marxismo costruisce l’orizzonte politico e storico del movimento operaio per prima cosa individua l’”ostacolo”, leggasi modo di produzione capitalista, ma nel particolare, nel quotidiano, tutte le forme di sfruttamento e sopraffazione sociale, sessuale o ambientale che da esso scaturiscono. Il che non vuol dire, come in maniera semplicistica ed anche un po’ arrogante sostiene Sansonetti, appiattire le dinamiche di movimento in un solo singolo conflitto, ma ricercare nella complessità una traccia comune, dal momento che nessuna delle molteplici forme del conflitto si da senza la depredazione delle risorse ai danni di chi quel particolare conflitto lo subisce. La retorica dell’oltrismo, del mettersi in viaggio senza meta, infatti adotta come caratterizzante la litania, cara al compagno Vendola (ma anche all’Occhetto della Bolognina… ), dell’uscita dal 900, come se un intero secolo, con i suoi drammi e le sue conquiste, fosse un comparto stagno e non una stazione in cui giungono e da cui partono esperienze e sensibilità diverse ed infinitamente articolate. Come se la ricerca di un oltre non dipendesse in maniera vincolante (alla capacità di darsi una direzione di marcia) di quanto si sia effettivamente realizzato di ciò che si sottopone a critica come insufficiente. Insomma un viaggio dagli esiti incerti ha paradossalmente tra le conseguenze più immediate e certe quella di non partire affatto, schiacciato com’è sulla suggestione di appelli vuoti di sostanza ( ma non voglio parlare sempre dell’arcobaleno…). “Compagni bisogna andare oltre!” insomma, se non capiamo bene dove e come ( e anche con chi ), vuol dire che basta infilarsi le mani in tasca e si è già più in là... Condividi