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di Isabella Rossi-Nicola Bossi E' stato trovato dagli inquirenti che, anche questa mattina hanno messo a soqquadro l'area della casa della ragazza inglesa Meredith, un coltello da cucina, sembra senza una seghettatura, con un'impugnatura in plastica dura, che era stato o lanciato o abbandondato a cinque metri dalla finestra della ragazza. Il coltello è stato raccolto, secondo alcune testimonianze, insieme a due fazzolettini di carta. Non si sa se i due fazzolettini siano sporchi di sangue o di altro liquido organico. La presenza di un coltello sarebbe stata indicata agli inquirenti da alcuni avvocati degli indagati. Il 31 gennaio come giornata alla memoria di Merdith Kercher. E’ questa la proposta avanzata da Marina Toschi, Consigliera di Parità della Regione Umbria, in una lettera aperta indirizzata a Maria Rita Lorenzetti, Presidente della Regione Umbria e a diversi esponenti delle Istituzioni umbre. Mentre procedono, dunque, gli interrogatori sui tre indagati Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede, a Perugia a più di un mese dalla morte di Meredith c’è chi vuole che il “femminicidio” non finisca per diventare un semplice caso di “droga, sesso e rock duro”, uno di quelli, insomma, unicamente usati per alimentare curiosità morbose a scapito della percezione comune sulla barbarie compiuta. A prescindere da quelli che saranno i risultati delle indagini, dunque, Marina Toschi intende riportare l’attenzione sulla terribile violenza compiuta su Meredith, “un episodio di tanti, meno noti, e altrettanto tragici casi di violenza, ripetuta, quotidiana, costante e sempre incivile che si attua nel nostro Paese”. E lo fa pensando a tutte le persone che si sentono “uccise e travolte” dai terribili eventi che hanno portato Perugia sotto i riflettori di tutto il mondo. Occorre, dunque, secondo la Consigliera di Parità “un momento di riflessione e di sdegno anche da parte delle Istituzioni, da tenersi all’interno dell’Università per gli stranieri, per mostrare come questa regione e questa città, che sono state e vogliono essere in futuro attente ai diritti e alla qualità della vita, anche dell’ultima/o delle donne e degli uomini, abbiano uno scatto di orgoglio e trovino una forma di riscatto dalla logica del “non ci riguarda”. In una democrazia come la nostra, all’84° posto nel mondo in fatto di pari opportunità, al fenomeno della violenza sulle donne devono essere destinati spazi, mediatici e istituzionali, maggiori. Soprattutto perché “le varie forme di violenza fisica, psicologica,economica, sono la causa del 70% delle patologie delle donne e la 1° causa di morte per le giovani, fino a raggiungere le cifre assurde di oltre 14 milioni di donne vittime (dati ISTAT)”. Progetti, iniziative a livello locale con finanziamenti locali, nazionali e anche Europei volti a sensibilizzare la Regione sul fenomeno della violenza domestica, quella tristemente più diffusa, possono riportare l’Umbria a quei livelli di civiltà e di accoglienza per i quali è conosciuta in tutto il mondo. “Noi ci teniamo a che l’Umbria, e Perugia in particolare, in Italia, in Europa e nel Mondo, torni e continui ad essere un sinonimo di cultura, attenzione alla persona, alla democrazia, alla pace e al rispetto tra le donne e gli uomini.” Dichiara Marina e la risposta dovrà arrivare non solo dalle Istituzioni ma anche da tutta la cittadinanza che intende unirsi a questo appello. "E' inaccettabile e va respinto ogni tentativo di criminalizzare in modo generalizzato una città ed i suoi abitanti" dopo l'assassinio della studentessa inglese a Perugia, secondo la presidente dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, che stamani in consiglio regionale ha lanciato quello che ha definito "un appello ai media, e non una censura, a trattare l'argomento seguendo i codici deontologici, evitando mancanza di rispetto e pressappochismo". La Lorenzetti ha tenuto a precisare che non si tratta di un escamotage politico per ridimensionare quello che è successo alla giovane ragazza. Condividi