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GUBBIO - Giovedì 24 luglio 2008, il Gubbio Summer Festival, rassegna internazionale di musica classica ospiterà il poeta Maurizio Cucchi, nell’ambito nella sezione del festival denominata “Di Versi Accenti”, a cura di Anna Buoninsegni. “Di Versi Accenti”, esplora il rapporto musica e poesia, arti che furono un tutt’uno nell’antichità e che oggi continuano a intrecciarsi e a cercarsi per trovare nuove forme espressive. L’iniziativa è in collaborazione con la Biblioteca Comunale Sperelliana e la Libreria Fotolibri di Gubbio. Sono due gli appuntamenti della giornata che vedono protagonista il poeta milanese: alle ore 18 presso il Refettorio, recentemente restaurato, del Convento di San Pietro, Cucchi incontrerà il pubblico e parlerà della sua produzione poetica e letteraria; in particolare del suo ultimo libro “Jeanne d'Arc e il suo doppio”, uscito i primi di luglio da Guanda, nella collana Fenice contemporanea. “Una donna reclusa si identifica con Giovanna d'Arco e ripercorre con la mente alcune tappe essenziali della vita di lei, pensando anche a quel suo mostruoso compagno d'armi che fu Gilles de Rais, l'aristocratico torturatore e uccisore di bambini da cui viene la leggenda di Barbablù. Ma l'identificazione non è semplice, perché la protagonista "litiga" anche con la santa, con la sua immagine, soprattutto per la sua eccezionalità e per l'implicito suo desiderio di autoaffermazione. Se il tema è squisitamente religioso (la pazzia trasfigurata nella santità di Giovanna D'Arco e la santità trasfigurata nella pazzia di una donna), lo sguardo di Maurizio Cucchi trascende sempre la dimensione di ciò che racconta”. Alle ore 21.15, sempre presso il Refettorio del Convento di San Pietro, si terrà il concerto “L’ULTIMO VIAGGIO DI GLENN” : LA POESIA DI MAURIZIO CUCCHI, LA VOCE DI ALBERTO ROSSATTI attore e LA MUSICA DI LA SERGIO MARCHEGIANI pianoforte La poesia di Cucchi si caratterizza, più che per ogni altro poeta italiano contemporaneo, per l'ampiezza e il gusto delle descrizioni, delle enumerazioni di oggetti "impoetici", quella sorta di ciarpame che si sedimenta poco a poco nella vita di ognuno di noi, ingombrando gli spazi nei quali viviamo. Questo enumerare scarabattole, monconi di cose superstiti al tempo, si trasforma dunque per il Cucchi in un impegno "etico" della poesia per sottrarsi alla parola consumata e lisa della massmedialità. Ed egli lo fa con ardore e con reattività, sottraendo il verso alla banalità e paradossalmente usando le parole più usuali e i nomi degli oggetti, per costruire versi. Nelle opere più recenti invece lo stile di Cucchi si fa più limpido e diretto; il lessico dimesso compare poche volte e cede il passo ad una lingua che cerca una dimensione morbida e luminosa, un ritmo che assecondi un respiro più calmo e pacato; i contenuti si arricchiscono di sentimenti meno concitati e più positivi. Ma è sempre una poesia vissuta, che nasce dall'esperienza diretta e sempre all'ombra dei temi iniziali, a cui il poeta rimane fedele. Maurizio Cucchi è nato nel ’45 a Milano, dove vive. Consulente letterario, pubblicista, collabora tra l’altro al quotidiano "La Stampa". Si impone alla critica e al pubblico già con la prima raccolta del 1976 Il Disperso (Mondatori 1976; nuova edizione Guanda 1994). Seguono Le meraviglie dell'acqua (Mondatori 1980), il poemetto Glenn, (San Marco dei Giustiniani 1982, premio Viareggio), Donna del gioco (Mondatori 1987) , Poesia della fonte (Mondadori 1993, premio Montale), L’ultimo viaggio di Glenn (Mondadori 1999). Ha inoltre curato un'antologia di Poeti dell'Ottocento (Garzanti 1978), il Dizionario della poesia italiana (Mondadori 1983 e 1990), e, con Stefano Giovanardi, l'antologia Poeti italiani del secondo Novecento (Mondadori 1996, nuova edizione 2004). Nel 2005, sempre per Mondori, è uscito il romanzo Il male è nelle cose. Ha tradotto dal francese opere di vari autori tra cui Stendhal, Flaubert, Lamartine, Villiers-de-I'Isle Adam. Alberto Rossatti è uno specialista della lettura di poesia e narrativa. “Voce” storica di alcuni dei programmi più qualificati di RadioTre Rai, ha partecipato come attore protagonista ad originali radiofonici Rai selezionati per il Prix Italia e vincitori di premi internazionali. In teatro ha lavorato con registi quali Sbragia, Missiroli, Parenti, Cobelli, Ceronetti; in cinema con Cavani, Festa Campanile, Oldoini, Barbareschi. Per l’editore Crocetti, ha registrato due CD di “Voci della Poesia Contemporanea”: Mario Luzi – “Il mutamento dell’anima” e Franco Loi – “Essere uomo e essere poeta”. Ha tradotto per Rizzoli alcuni classici capolavori del teatro inglese del Sei e Settecento, ed inoltre Oscar Wilde, Edgar Lee Masters, Virginia Woolf, Kipling, Henry James. Il repertorio dei reading pubblici di Rossatti va da Omero ai classici latini, da Dante e Petrarca ad Ariosto, da Foscolo a Manzoni e Leopardi, da Manganelli e Landolfi a Svevo, da Scott Fitzgerald a Kerouac, fino alle grandi voci della poesia italiana del Novecento. Sergio Marchegiani inizia lo studio del pianoforte all'età di sei anni e si esibisce in pubblico per la prima volta a dieci. Studia al Conservatorio "A. Vivaldi" di Alessandria, dove è nato, e si diploma nel 1990 sotto la guida di Giuseppe Binasco (allievo di Arturo Benedetti Michelangeli e Alfred Cortot). Fondamentale l’incontro a Milano con l’ungherese Ilonka Deckers Küszler, erede della Scuola pianistica di Franz Liszt ed insegnante di musicisti come Lonquich, Enrica Cavallo e Annie Fischer. In seguito continua i suoi studi con Marian Mika, pianista polacco proveniente dalla Scuola di Paderewski, con il quale ha approfondito lo studio della musica di Chopin. Ha tenuto concerti in Italia e nel mondo; nel 2001 ha tenuto un recital a New York alle Nazioni Unite e, recentemente, è tornato nella città americana dove ha debuttato nella prestigiosa sala grande della Carnegie Hall, lo Stern Auditorium, accompagnato dal New York Symphonic Ensemble. Si è esibito come solista con prestigiose orchestre tra cui la Budapest Symphony Orchestra, la Camerata del Prado, l'Orchestra Filarmonica di Torino, l'Orchestra Guido Cantelli di Milano e la United Europe Chamber Orchestra. Ha registrato per Rai – Radio3, per la rete culturale russa TVC e per l'etichetta Dynamic. All'attività solistica affianca la passione per la musica da camera, collaborando con musicisti come il Quartetto de I Solisti di Mosca, il violinista Mikhail Bereznitskij, i violisti Anton Jaroshenko, Adrian Pinzaru e Simonide Braconi e con il Bochmann Quartet. Fa parte della giuria di Concorsi Pianistici e tiene masterclass e conferenze - concerto in Italia e all'estero. Perché POESIA & MUSICA? La parola è suono molto prima che segno o immagine scritta… Poesia e musica sono nate congiunte anche se nel corso del tempo si sono separate. La comune espressione artistica risulta fondamentale non solo in Omero, negli aedi delle gesta eroiche e della poesia epica nell'antica Grecia, ma anche nel teatro greco. All'epoca di Eschilo assistere a una rappresentazione teatrale consisteva nel partecipare a un rito religioso. Gli avvenimenti che si raccontano erano un patrimonio comune e la tragedia, come la poesia epica, svolgeva la funzione di «poesia educatrice» per eccellenza e doveva essere integralmente in versi. Suono e parola hanno in comune fascino e potenza di espressione anche in altre epoche ed in altre occasioni, dalla poesia provenzale e trobadorica in età medievale, fino agli odierni cantautori. In questo senso possiamo cogliere nella storia molti momenti in cui queste due arti si sono avvicendate e completate a vicenda: il discorso cade inevitabilmente sulla grande produzione operistica, particolarmente importante nel nostro Paese, dove il rapporto tra testo e musica è il punto di partenza ed il fine ultimo dell'opera stessa. Condividi