Delitto Meredith - Amanda e Raffaele innocenti, ecco perchè
di Arm.Alle.
PERUGIA - I giudici della corte di assise di appello di Perugia hanno depositato stamattina le motivazioni della sentenza con cui il 3 ottobre scorso ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher. Nelle 143 pagine si leggono le ragioni che hanno portato alla scarcerazione dei due ragazzi: gli indizi “non consentono, neanche nel loro insieme, di pervenire a ritenere provata in qualche modo la colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di omicidio” di Meredith Kercher.
E’ stata esclusa la responsabilità di Amanda e Raffaele per l’omicidio della giovane studentessa inglese, “non spetta a questa Corte – si continua a leggere nelle motivazioni della sentenza di secondo grado - prospettare quale possa essere stato il reale svolgimento della vicenda, né se l’autore del reato sia stato uno o più di uno, nè siano stato trascurate altre ipotesi investigative.
Inoltre “gli unici elementi indiziari che rimangono fermi non consentono, neanche nel loro insieme, di pervenire a ritenere provata in qualche modo la colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di omicidio e per gli altri delitti ad esso strumentali”.
"Non confermano l'ipotesi del necessario concorso di più persone nel reato" così continuano i giudici di secondo grado che hanno assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall'accusa di avere ucciso Meredith Kercher. E questo è uno dei passaggi contenuti nelle 143 pagine di motivazioni depositate oggi.
Queste le considerazioni che i giudici fanno soffermandosi sulla sentenza con la quale Rudy Guede è stato definitivamente condannato a 16 anni per il concorso nell'omicidio Kercher e spiegano che l'ipotesi del concorso di più persone nel delitto è stata configurata nella sentenza d'appello per Guede "condividendo sostanzialmente tutti gli argomenti svolti dal pm". Secondo i giudici che hanno assolto Sollecito e la Knox, invece, "l'analisi di ognuno dei singoli elementi sui quali si basa l'ipotesi del concorso induce quanto meno a dubitare della necessaria partecipazione di più persone nella consumazione dei delitti contestati".
La Corte d'assise d'appello ha quindi definito "condivisibile" la stessa sentenza d'appello a carico di Guede per quanto concerne la sua responsabilità mentre "non assume alcuna rilevanza probatoria" per l'accertamento della responsabilità dei due ragazzi giudicati innocenti.
Nelle motivazioni i giudici parlano di "insussistenza materiale" e "equivocità" degli elementi indiziari che hanno portato a una pronuncia di colpevolezza in primo grado per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. "In realtà - continuano i giudici - gli unici elementi che rimangono fermi sono rappresentati dalla consumazione del reato di calunnia per Amanda Knox e dalla non totale comprovata veridicità dell'alibi ed infine dalla dubbia attendibilità del teste Quintavalle".
Messa in discussione anche l'ora della morte "accertata dalla Corte di assise di primo grado dopo le ore 23 e individuata da questa Corte intorno alle ore 22.15. Così è per i risultati delle indagini genetiche effettuate dalla polizia scientifica e per l'analisi delle impronte e delle altre tracce rilevate all'interno dell'abitazione di via della Pergola e, conseguentemente, per l'individuazione dell'arma del delitto e per la presenza di Raffaele Sollecito e Amanda Knox nella casa al momento del delitto".
Crolla l'accusa. Sono "venuti meno gli stessi mattoni" della costruzione che ha portato i giudici di primo grado a condannare Raffaele Sollecito e Amanda Knox secondo la Corte d'assise d'appello di Perugia che ha invece assolto i due giovani "per non avere commesso il fatto".
Secondo i giudici che hanno motivato la sentenza "non si tratta soltanto di una diversa ricollocazione di quei mattoni, tale da non consentire l'attuazione del progetto architettonico disegnato ma piuttosto di una mancanza del materiale necessario per la costruzione e il venire meno degli elementi materiali del progetto accusatorio non consente ovviamente di pervenire ad una pronuncia di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio"
Accomunati da un sentimento di profonda giustizia. "Termina qui il gravoso impegno di questa Corte di Assise, che ha visto tutti i giudici, popolari e togati, accumunati da un profondo sentimento di giustizia, ma anche di umiltà, dinanzi al dramma oscuro delle vicende umane, nella condivisa convinzione che anche se l'errore giudiziario non potrà mai essere del tutto eliminato, la regola introdotta vale a significare che l'ordinamento, se tollera l'assoluzione del colpevole, non tollera però la condanna dell'innocente".
Con queste parole i giudici della Corte di assise di appello di Perugia terminano le 143 pagine di motivazioni della sentenza con cui hanno assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kercher.
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UNA CURIOSITA': L'ansa riporta che "rilevano che ''ricorre ben 39 volte'' la parola ''probabile (o improbabile)'' nella sentenza di primo grado, i giudici d'appello che hanno assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox. A loro avviso "dalla lettura della sentenza non risulta che la Corte d'assise si sia posta il problema della necessità di valutare le risultanze probatorie in base al principio stabilito dall'articolo 533 del codice di procedura penale, dal momento che la ricostruzione dei fatti avviene sempre secondo un criterio di probabilità". (ANSA)

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