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di Nicola Bossi Il grado di civiltà di una comunità si calcola su parametri spesso incentrati sulla solidarietà disinteressata. Tra questi ci sono le donazioni di sangue che rappresenta la ricchezza più importante per gli ospedali. Senza plasma non si potrebbero fare trasfusioni a chi è stato operato, a chi subito delle emorragie da incidenti o a chi è affetto da patologie croniche. Il sangue è vita e democrazia diffusa. Ma a Perugia in particolare e in Umbria in generale la situazione è molto difficile: rispetto al 2007 le donazioni sono aumentate soltanto del 3 per cento a livello regionale (a Perugia 1,75 per cento). Due punti in meno rispetto quanto chiesto dal sistema sanitario nazionale. La situazione si fa critica se consideriamo che le richieste di sangue a livello ospedaliero sono salite del 10 per cento rispetto al 2007. Il gap è del 7 per cento; il che vuol dire che c'è il rischio di non poter assecondare 7mila richieste. Fino a qui le certezze. Poi si entra nel campo delle ipotesi: il Giornale dell'Umbria parla di un possibile rischio di blocco delle operazioni se l'estate sarà ancora avara di plasma. L'assessore alla sanità Maurizio Rosi parla di un gap tuttosommato sotto controllo ma invita i cittadini a diventare donatori. L'autosufficienza regionale è un proposito lontanissimo da diventare realta. Condividi