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PERUGIA – I Verdi e civici ritengono in linea generale condivisibili gli obiettivi individuati dal Piano rifiuti in relazione al livello di raccolta differenziata e riguardo alla necessità di chiusura integrale del ciclo attraverso l'autosufficienza impiantistica e il conferimento residuale in discarica. “Riteniamo – spiega Dottorini - che il 65 per cento di raccolta differenziata entro il 2012 sia una prospettiva ambiziosa ma realistica, che dovrà essere integrata all'indizione di un bando europeo aperto finalizzato all'individuazione delle migliori tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti non riciclabili”. Il capogruppo Oliviero Dottorini, affiancato dalla coordinatrice regionale dei Verdi Daniela Chiavarini, ha illustrato oggi, durante una conferenza stampa a Palazzo Cesaroni, la posizione del suo gruppo riguardo al nuovo Piano dei rifiuti, sottolineando “il senso di responsabilità e la pragmaticità che guida il Sole che ride nell'affrontare questo tema così complesso”. Le linee guida che di fatto aprono l'iter per l'approvazione del nuovo Piano saranno presentate mercoledì prossimo durante l'audizione in Seconda commissione consiliare a cui parteciperà l'assessore all'ambiente Lamberto Bottini. “Il Piano attualmente in vigore – sostiene il presidente dei Verdi – non ha raggiunto gli obiettivi condivisibili che si poneva. Dobbiamo partire dalle ragioni di questo fallimento per capire che non basta elaborare un buon piano di gestione dei rifiuti per risolvere il problema: occorre individuare anche gli strumenti perché quegli obiettivi possano essere raggiunti”. Per il consigliere Dottorini in linea generale sono quattro i punti fondamentali su cui il nuovo piano dovrà intervenire per rendere effettivo il raggiungimento del 65 per cento di differenziata entro il 2012. “Innanzitutto è necessario introdurre elementi sanzionatori pesanti per quei Comuni che non raggiungono i livelli di raccolta differenziata prevista. Non è possibile che comuni come Orvieto o Città di Castello, che viaggiano tra il 14 e il 18 per cento di raccolta differenziata, godano dello stesso trattamento rispetto a comuni che raggiungono il 50 per cento. Inoltre occorre usare il sistema tariffario per gratificare concretamente le famiglie che si impegnano nella raccolta differenziata: in sostanza le famiglie devono pagare soltanto per i rifiuti indistinti che producono e non per quelli differenziati. C'è poi la necessità di una netta distinzione tra i soggetti incaricati della raccolta dei rifiuti e le società incaricate del loro smaltimento finale. Questo per evitare un evidente conflitto di interessi che potrebbe portare a sacrificare il riciclaggio in favore della termodistruzione”. Quanto all'impiantistica finale “noi pensiamo che non esista una sola modalità di trattamento per i rifiuti non differenziabili”, spiega Dottorini. “Pur avendo delle idee in proposito, riteniamo non sarebbe giusto schierarsi e sbaglia chi lo fa. Noi pensiamo sia giusto che la politica indichi gli obiettivi da raggiungere, le priorità e i parametri. Poi sia un bando di gara aperto e di livello europeo a individuare la modalità migliore per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Tra gli impianti di valorizzazione energetica e di recupero dei materiali infatti non ci sono solo quelli che prevedono l'incenerimento: c'è la gassificazione, la pirolisi, la dissociazione molecolare, la pressoestrusione e persino sistemi che provano a chiudere il ciclo in modo biologico. Sarebbe sbagliato voler limitare il campo a un'unica modalità. Se non altro per sottrarci ai tanti interessi che ruotano attorno a questo settore”. A questo proposito Oliviero Dottorini, che torna a chiedere una presa di contatto diretta con modalità di gestione impiantistica più avanzate, ritiene che le priorità e i parametri da rispettare debbano essere la tutela della salute, il basso impatto ambientale, la sicurezza tecnologica degli impianti, l'economicità, la creazione di posti di lavoro e la modularità delle strutture (in modo da poterle adattare all'eventuale riduzione della quantità da trattare). “Il ciclo deve essere chiuso, questa è l'unica certezza che abbiamo. Le modalità tecnologiche per farlo dovrà essere un bando aperto di livello europeo a individuarle. E vinca la soluzione migliore ”. Il consigliere regionale ha anche sottolineato l'esigenza che gli impianti di smaltimento non abbiano la precedenza sul raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata: fino al raggiungimento del 45 percento, quindi, non dovrebbero essere concesse autorizzazioni per nuovi impianti, che potrebbero avere l'effetto di disincentivare la raccolta differenziata dovendo al contrario reperire rifiuti per essere alimentati. Infine Dottorini ha evidenziato la necessità di prevedere la creazione di filiere dedicate al recupero delle materie prime dai rifiuti, ipotizzando ìdegli impianti che siano adeguati a mettere a valore non solo le quote di raccolta differenziata attuali e quelle previste per il 2012 ma anche quelle, ipoteticamente più alte, dei prossimi decenni. Condividi