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NORCIA – Le solenni celebrazioni in onore di San Benedetto, conclusesi ieri, sono state segnate anche da un momento squisitamente culturale: una conferenza sul tema “La ripresa del culto di San Benedetto nell’opera del vescovo Ercolano Marini”. L’incontro, che si è tenuto alla vigilia della festa presso la sede municipale, è stato incentrato su una relazione curata dal professor Mario Tosti, professore ordinario di Storia moderna all’Università di Perugia e Presidente ISUC (Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea) e ha visto la partecipazione, oltre che del commissario straordinario del Comune Giancarlo de Filippis, dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Riccardo Fontana e dell’abate priore del monastero benedettino di Norcia Padre Cassian Folsom. “Ercolano Marini – ha illustrato il professor Tosti – è stato vescovo di Norcia dal 1905 al 1915, come successore di monsignor Nicola Ranieri. Fu un presule venerato per il suo carisma, la sua dottrina, la sua sensibilità e la sua intelligenza. In dieci anni di episcopato a Norcia – ha sottolineato – una delle sue missioni fu quella di riattualizzare il culto di San Benedetto, dandogli una valenza meno elitaria e di nicchia”. “Vescovo sapiente e profondo conoscitore delle esperienze della storia, predicatore instancabile, dedito all’Eucaristia, virtuoso nella quotidianità, uomo di pretese modestissime, poiché pervaso da un grande senso sacerdotale – ha proseguito il professor Tosti nel corso della sua dettagliata e minuziosa relazione storica – monsignor Marini fu autore di 19 lettere pastorali nelle quali vengono affrontati anche gli aspetti socio-economici della città (usura, tecniche agricole, alfabetismo, fatti di politica e di cronaca,…). Ma in esse affiorano anche riflessioni sulla Chiesa e, in alcune in particolare, sulla figura di San Benedetto”. “Mettendosi in sintonia con la teologia benedettina – ha sottolineato Tosti – Marini voleva elevare la dignità dell’uomo, richiamandolo alla preghiera e al lavoro, quest’ultimo considerato come una forza redentrice dell’anima, al pari della preghiera”. Il professor Tosti ha quindi ricordato le opere concrete messe in atto dal presule nursino per dare più spessore al culto benedettino e, tramite questo, far luce sui valori che permisero al grande patriarca del monachesimo occidentale di civilizzare una società sconvolta da crisi e da ingiustizie. “Nel 1907 – ha ricordato – istituì la Congregazione dei Missionari di San Benedetto e tre anni dopo, quando l’azione di rivitalizzazione del culto raggiunse il suo culmine, fondò la Pia Unione dei Santi Benedetto e Scolastica, un’associazione avente lo scopo di rendere popolari i due santi e di concorrere al mantenimento delle lampade votive. Nel 1912 – ha continuato – fece restaurare la cripta della basilica dedicata al Santo, restituendo ad essa il decoro dovuto. Nel corso del suo episcopato, inoltre, dedicò molte cure anche all’abbazia benedettina di Sant’Eutizio, riaprendo al culto la cripta”. Tosti ha concluso la sua relazione rilanciando le parole che il Santo Padre Benedetto XVI ha pronunciato lo scorso 9 aprile: “Oggi l’Europa è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità. Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero”. Condividi