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SPOLETO - Se Shakespeare diceva che la storia (quella con la esse maiuscola) non era altro che un sogno sognato da un ubriaco, allora si puo' accettare che un gruppo di giovani attori cileni rappresenti la vicenda di Gesu' come una farsa recitata dagli ospiti di una casa di risposo per vecchi. Questo e' infatti l'elemento portante di 'Cristo', uno degli spettacoli-novita' del Festival dei due mondi di Spoleto, che chiude domani la sua 51/a edizione, la prima senza i Menotti al comando. Cristo viene rappresentato nella bella chiesa sconsacrata di San Sebastiano (ora teatro auditorium) dalla compagnia Teatro de Chile, scritto e diretto dalla giovane Manuela Infante. E oltre agli arzilli vecchietti della recita all'ospizio, mette in campo anche la storia di un uomo, un mezzo santo per voce di popolo, che spari' misteriosamente un giorno del 1992, accendendo da allora pratiche votive quasi come quelle per Padre Pio: ''un caso'' che gli attori illustrano in scena con le tecniche della inchiesta tv (proiezioni, interviste, commenti, ecc.). Mettendo insomma insieme le due mezze lune dello spettacolo si ottiene quella che si potrebbe definire una ''docu-farsa'', che forse appare nuova o blasfema a Santiago del Cile e dintorni, ma interessa poco lo smaliziato spettatore del Festival di Spoleto. Condividi