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PERUGIA – Successo di pubblico e di critica sta caratterizzando la personale di Luciano Boccardini, l’artista che con surrealismo graffiante, passione e maliconconia ha voluto contraddistinguere le 90 opere esposte, fino al 20 luglio, al CERP della Rocca Paolina di Perugia. La mostra, organizzata dalla Provincia di Perugia, è titolata, come un verso della poesia di Baudelaire “Corrispondenze” del 1857, “Il respiro delle cose infinite”. I 90 quadri in mostra sono opere recenti, precisamente dell’anno 2000, il periodo definito dai critici del surrealismo ‘alla Boccardini’. Nell’ambito delle 90 opere, 8 di esse vengono definite ‘Assonanze’. Si tratta di quadri affiancati da poesie o da testi selezionati (Beckett, Montale, Penna, Orwell, Baudelaire) che hanno con i dipinti una connessione più che casuale, pur conservando allo stesso tempo un rapporto reciproco ed autonomo. L’artista, che in Umbria ha ricevuto insegnamenti di importanti maestri come Scaramucci, Dottori e Checchi, ha rivelato nel corso di più trenta anni di lavori versatilità e duttilità artistica che lo hanno portato a proporre diverse forme e stili, spaziando nell’ambito del surrealismo dal figurativo, all’astratto, attraverso l’iperrealismo e la geometria delle forme e dei colori. “Nel mio lungo percorso di trent’anni – ha detto Boccardini – sono approdato a questo surrealismo ‘materico e graffiato’. Un codice segnico che mi fa entrare dentro la materia, partendo dai ricordi”. Un artista dai tanti volti e dalle tante contraddizioni la cui leggenda artistica inizia negli anni settanta con il figurativo classico nel suo stile che incuriosisce importanti personalità artistiche. Passando agli anni ’80, Boccardini intraprende una clamorosa inversione di tendenza che spiazza i critici, affascinato da Picasso, Kandiinskij, Mirò, Klee e Klimt. Una rielaborazione che lo porta ad una forma di pittura ‘vintage’. Fino agli anni ’90, caratterizzati dal desiderio dell’artista di spingersi indietro e fonde il figurativo degli anni ’70 con il surrealismo informale degli anni ’80. ‘Una nuova sorprendente emozione’. Per Antonio Carlo Ponti la pittura di Boccardini è “una pittura viva, fatta di colori, forme, segni, onirica, prima sentita e poi vissuta, che parte dalla testa e dal cuore e si trasferisce nella mano che cattura le immagini. Un insieme di surrealismo ed espressionismo”. Per Brancaleoni Boccardini è “l’ultimo dei romantici” immerso in un arte surreale, sentimentale e anche pre-ideologica dove una dissacrante ironia e leggerezza fanno esplodere tutta la valenza surreale, in una bizzarra convivenza tra forme arrotondate e spigolosità. L’evento espositivo è curato da Antonio Carlo Ponti, Claudio Brancaleoni e Fedora Boco. Luciano Boccardini è nato a Roma. Maestro d’arte è approdato a Foligno e a Pierantonio di Umbertide dove attualmente ha lo studio. Condividi