L’Umbria, che vanta già il triste primato degli omicidi bianchi – le morti sul lavoro -, si appresta a primeggiare anche per femminicidio, l’uccisione reiterata di donne, di età e condizioni diverse, accomunate dall’essere bersaglio di un’incontrollata violenza di genere. Dopo Meredith, Barbara,Concetta, Marisa - per citare solo alcune delle vittime che hanno occupato gli “onori” della cronaca in questi ultimi mesi – anche Ana Maria Temneneu è morta, qualche giorno fa, strangolata dopo essere stata massacrata di botte, nel suo appartamento di Madonna Alta. Era rumena “regolare” e aveva 20 anni. Il fatto che per vivere facesse la prostituta aggiunge al dolore per la sua morte , il dolore per un corpo lungamente oltraggiato dalla violenza che vite come la sua subiscono quotidianamente, sotto gli occhi indifferenti di cittadini benpensanti, dentro condomini di quartieri “signorili”, in una città “colta e civile” come Perugia. Vite di donne, spezzate da mani omicide, che interrogano le coscienze di tutti e anche , soprattutto, dei nostri amministratori e delle nostre amministratrici , deputat/e a garantire la convivenza sociale, nel rispetto delle regole e dei diritti. Lo “scandalo” della prostituzione coatta, punta dell’iceberg maledetto dello sfruttamento e della schiavitù in cui – anche nel nostro territorio - sono tenuti migliaia di esseri umani: in primo luogo donne e bambine/i , denuncia l’inefficacia delle iniziative poste fin qui in essere, e chiede a gran voce – la voce delle vittime innocenti – di essere tenuto in evidenza nell’agenda politica e nelle prossime iniziative pubbliche. Occorre però pensare ed agire senza chiudere gli occhi e il naso di fronte ai segnali inquietanti della barbarie, che affiora tra le pieghe dell’ordinario e dello straordinario, stravolgendo categorie di pensiero consolidate. Mentre scriviamo il pensiero corre anche a Federica, la ragazza padovana – 20 anni anche lei - uccisa a loret de mar, dove sperava di trovare divertimento e, forse, amore, nella spensieratezza della gioventù, e a Cinzia Martini, ricoverata in prognosi riservata all’ospedale di Spoleto, per ferite da arma da fuoco provocatele dall’ex fidanzato, che “non sopportava di perderla”, che, tradotto, significa che non accettava la libera volontà della giovane di troncare un rapporto che non le interessava più. La cronaca incalza, il lugubre tam tam delle aggressioni e dei femminicidi è in spaventosa accelerazione. Madri, mogli, figlie, fidanzate, amanti, prostitute.. . donne. La mattanza continua. Condividi