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di Eugenio Pierucci Perugia - I salari italiani hanno perduto il potere di acquisto che avevano un tempo e il governo ha il dovere di aprire immediatamente un tavolo di confronto sulla politica dei redditi per affrontare questo nodo fondamentale ed assieme ad esso quelli della produttività e della crescita, fattori che sono entrambi largamente insufficienti. Questa la richiesta perentoria avanzata da un Guglielmo Epifani messo in allarme dai dati di una indagine Irres-Cgil che attesta una perdita netta delle retribuzioni di ben 1.600 euro di media in soli cinque anni, dal 2002 al 2007. Una picchiata dolorosissima che ha lasciato dietro di se un lungo strascico di morti: milioni di famiglie che non ce la fanno a tirare avanti, milioni di nuovi poveri sui quali ha fortemente pesato l’inflazione che in questo quinquennio ha continuato a galoppare, neppure minimamente compensata dal recupero, che non c’è stato, del fiscal drag, per non parlare del rinnovo dei contratti che tarda a venire. L’anno più infausto da questo punto di vista, documenta sempre questa indagine, sarebbe stato il 2003, con il Cavaliere trionfante al governo, quando con un’inflazione che marciava attorno al 2,9%, le retribuzioni salivano appena dell’1,8%: solo in quei 12 mesi la buste paga si sono alleggerite di ben 1.298 euro ai quali vanno aggiunti 151 euro dovuti alla mancata restituzione del fiscal drag. E fortuna vuole che gli anni successivi le cose siano andate un po’ meglio: certo le retribuzioni non ci hanno guadagnato, ma almeno sono riuscite a pattare con l’inflazione. Nonostante ciò il quadro complessivo ha comunque continuato a peggiorare per i lavoratori, a causa delle scelte di politica economica compiute dal centro destra che hanno, tanto per dirne una, dilatato fortemente la distanza che corre fra il potere d’acquisto delle famiglie dei lavoratori (operai ed impiegati) e quello delle famiglie degli imprenditori: nel 2007, ponendo a quota 100 il livello medio familiare, il primo va sotto di 28 punti mentre per gli imprenditori e per i lavoratori autonomi segna 105 punti in più. A complicare ancor più le cose –nota ancora la Cgil- ci si è messa la questione giovanile, visto che la retribuzione di un lavoratore giovane e mediamente inferiore del 17% rispetto a quella di un suo collega più anziano. Stessa cosa, più o meno, dicasi per le donne, che subiscono da questo punto di vista una decurtazione del 17,9% mediamente. Ci sono poi da considerare le differenze geografiche: tanto per dirne una il salario medio mensile di un lavoratore meridionale è di appena 969, ovvero del 13,4% inferiore alla media nazionale che è di 1.171 euro. Ed in questo senso a preoccuparci enormemente è anche la situazione dell’Umbria, regione nella quale il livello retributivo è notoriamente al di sotto della media nazionale: di un 10% almeno, sostengono concordemente Cgil, Cisl e Uil. Sconsolante, in questo quadro, oltre alla ben nota posizione del capo degli industriali italiani e della Fiat, Luga Cordero di Montezemolo (la cui busta paga si aggira sui 5 milioni di euro all’anno), quello, per intenderci, della regalia di 30 euro mensili concessa ai suoi operai. a consolazione di un rinnovo contrattuale che egli si ostina a negare, anche certe incomprensibili acquiescenze ai diktat confindustriali testimoniate da esponenti di picco dell’attuale governo, primo fra i quali il ministro del lavoro, Cesare Damiano, che, non più tardi di ieri, ha condiviso l’idea di allungare i tempi di validità dei contratti, passando a 3 anni dagli attuali 2. Ci sia di consolazione il fatto che, per effetto delle misure introdotte con la tanto vituperata Finanziaria dello scorso anno, quasi 11 milioni di lavoratori italiani trarranno benefici dall’Irpef 2007, ma si tratta solo di una piccola boccata d’aria e si dovrà fare assai di più e meglio se veramente si punta a far crescere l’economia rilanciando consumi asfittici resi tali da livelli retributivi che sono fra i più bassi in Europa. Condividi