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TORINO - Scene di commozione e disperazione si sono viste questa mattina negli uffici della direzione provinciale del lavoro di Torino, alla firma dell'accordo fra la Thyssenkrupp e i familiari delle vittime del rogo dello scorso 6 dicembre. Alcuni fra i presenti non sono riusciti a trattenere le lacrime ed e' trasparita, dalle loro parole, la fatica di accettare l'esito della vicenda. ''Non si tratta di soldi - dice la signora Isa, madre dell'operaio trentaduenne Roberto Scola - perche' niente e nessuno potra' ridarmi mio figlio. I nostri avvocati lo spiegano bene, si tratta di diritti da rispettare, e sara' anche cosi'. Ma e' vero che molti di noi non erano d'accordo, e che se hanno accettato e' stato solo pensando al futuro dei loro bambini''. ''Ci siamo messi nelle mani degli avvocati - ribadisce Alessandro Marzo, 22 anni, figlio di Rocco Marzo - e loro hanno fatto quello che si poteva in base alla legge. La legge e' questa, e stop. Ma io ho perso mio padre e tutti i giorni, ogni minuto, sono costretto a portare un peso che non auguro a nessuno. E non mi da' conforto pensare che il processo portera' a qualche condanna''. Condanna che Isa chiede sia ''esemplare''. Condividi