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GERUSALEMME - Cominciò tutto quattro anni fa, quando un gruppo di medici volontari israeliani e palestinesi decise d’impegnarsi per salvare la vita ad un bambino palestinese malato di leucemia. La Regione dell’Umbria offrì 5 mila euro e il bambino fu salvato. Su questa base, un gruppo sempre più largo di pediatri di entrambe le nazionalità costituì un comitato medico israelo-palestinese, con lo scopo di curare bambini palestinesi che non potevano, a causa della gravità delle loro condizioni, essere trattati a domicilio ed avevano bisogno delle prestazioni degli ospedali israeliani. La Regione dell’Umbria assicurò il proprio aiuto all’iniziativa, sostenuta dal “Centro Peres per la Pace” di Gerusalemme e dall’Ordine dei Medici d’Israele, con un contributo complessivo di circa 250 mila euro, cui si aggiunse quello di altre Regioni italiane: Toscana, Emilia Romagna e Friuli. Il contributo delle Regioni ha concorso per il 53% alla copertura delle spese ospedaliere, assicurate per il restante al 47 per cento dal “Centro Peres”: il risultato di questo sforzo congiunto è che, dopo tre anni, è stata salvata la vita a 3 mila 500 bambini. “Saving the children/ Medicina al servizio della pace” è il nome del progetto, i cui obiettivi sono stati ricordati ieri a Gerusalemme, in apertura di uno dei tradizionali incontri medico-scientifici, che i responsabili del medesimo dedicano periodicamente allo scambio di informazioni e conoscenze fra i medici israeliani e palestinesi impegnati nell’iniziativa e all’aggiornamento delle tecniche di cura. “Abbiamo il nostro ‘team’ professionale – spiega il dottor Dan Shanit, responsabile medico del progetto -, che raggruppa circa 80 medici palestinesi che lavorano negli ospedali israeliani, fianco a fianco con i colleghi israeliani, per curare bambini che non potrebbero altrimenti accedere alle cure di cui hanno bisogno. È un grande fatto – sottolinea – che le divisioni siano superate nel nome di un pragmatismo che mira a salvare vite, senza alcun calcolo politico. La grande importanza, la grande lezione dell’iniziativa è proprio questa: che, se si vuole, si possono fare cose concrete e positive, far collaborare persone diverse su obiettivi pratici comuni, e che questo, alla fine di tutto, porta alla pace. È per questo – aggiunge il dottor Shanit – che cerchiamo di sviluppare la nostra attività in modo il più possibile indipendente dai governi, che spesso obbediscono ad altre logiche: siamo pragmatici, siamo fieri di questo, e ringraziamo per l’aiuto che ci è stato dato dall’Umbria e dalle altre Regioni italiane che ci hanno sponsorizzato”. Moreno Caporalini, a capo della delegazione umbra che si trova in questi giorni in Palestina per incontrarsi con architetti e ingegneri palestinesi sui temi dell’urbanistica e della pianificazione territoriale, ha portato ieri al “meeting” di “Saving the Children” il saluto della Presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti. Con lui c’erano l’assessore della Regione Toscana Massimo Toschi e a Franco Riboldi, direttore generale dei Servizi Medici dell’Emilia Romagna. “Siete una speranza per il futuro – ha detto Caporalini -, la prova che i concreti obiettivi per la pace si possono raggiungere giorno per giorno, con l’impegno e la serietà del lavoro concreto”. Le Regioni coinvolte nel progetto vengono puntualmente aggiornate sul suo svolgimento: ogni 6 mesi, il comitato di “Saving the children” invia loro un tabulato, nel quale sono registrati tutti i dati relativi al numero dei piccoli pazienti, al tipo di cure, agli interventi e alle spese sostenute. Condividi