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CITTA' DI CASTELLO - La filosofia che lo ispira è quella di un recupero graduale dei malati alla vita normale: parliamo del progetto “Abitare” che è stato presentato a Città di Castello e che interesserà in questa prima fase quattro pazienti psichiatrici che riacquisteranno la loro completa autonomia andando ad abitare insieme in un appartamento di via Diaz. L’iniziativa si deve all’amministrazione comunale che la condivide con la Asl n.1 e la Cooperativa “La Rondine”, alla quale è affidata la gestione della stessa. E’ una maniera moderna per far uscire questi malati dal tradizionale circuito psichiatrico responsabilizzandoli nella gestione della loro vita. Infatti il menage quotidiano ricadrà interamente nelle loro mani, anche per quanto riguarda l’amministrazione delle risorse finanziarie che avranno a disposizione (pagamento dell’affitto, utenze domestiche, ecc.). Naturalmente non saranno lasciati completamente da soli perché verranno seguiti per dodici ore ogni giorno dagli operatori della Cooperative “La Rondine”. Inoltre potranno contare sulla collaborazione di amministratori di sostegno un amministratore di sostegno (due avvocati che cureranno la gestione finanziaria e contabile dell’appartamento per conto dei quattro occupanti) e verranno supportati anche da una “badante” che sopperirà alle loro esigenze igieniche e domestiche. Per quanto riguarda il proseguimento del loro percorso terapeutico il gruppo continuerà naturalmente a fare riferimento a Villa Rosa che, come è noto, è in grado di offrire anche numerose occasioni di animazione. “Le risposte sanitarie non sono sufficienti, da sole, a intervenire sul disagio e sulla voglia di normalità di molti cittadini che hanno dovuto affrontare una patologia psichiatrica”, ha sottolineato il sindaco Fernanda Cecchini, durante la presentazione del progetto, e “la loro reintegrazione è l’obiettivo da perseguire, laddove sia possibile, per evitare di creare nuovi manicomi, queste volta ‘a porte aperte’”. Al paziente non ci si può perciò limitare ad offrire un semplice progetto di cura, ma questo deve essere accompagnato da un più complessivo “progetto di vita”. Proprio ciò che il progetto “Abitare” consente di fare. Per il direttore generale della ASL 1, Vincenzo Panella, si tratta, invece del “banco di prova di un risultato che è stato possibile realizzare grazie al potenziamento dei servizi per l’igiene mentale sul territorio, secondo una delle priorità indicate dai sindaci”. “Contestualmente a ciò –ha spiegato ancora - abbiamo anche riqualificato e integrato il personale, così da poter programmare sul medio periodo una serie di nuovi interventi a integrazione delle tradizionali attività istituzionali”. Il vicesindaco, e assessore alla politiche sociali, Luciano Bacchetta, ha invece sostenuto che “La psichiatria va ripensata anche alla luce dell’incremento che le varie patologie stanno registrando negli ultimi anni”, in delicato filone di intervento in campo sociale. Questa sperimentazione rappresenta quindi un “segnale coraggioso” in questo senso, “un primo passo a cui ne dovranno seguire altri, per ampliare ed irrobustire la psichiatria del territorio in tutti i suoi segmenti”. Infine, anche il direttore del Centro di Igiene Mentale, Carlo Bigi, ha parlato di valenza sperimentale di un’esperienza che “fungerà da modello per altre soluzioni abitative e nella griglia dei percorsi strutturati per uscire dai servizi”. Mensilmente, un gruppo tecnico formato dai firmatari del protocollo d’intesa posta alla base di ‘Abitare’, effettuerà dei monitoraggi sull’andamento di questa esperienza, che a breve sarà arricchita con l’accesso nel gruppo famiglia di un quinto soggetto. Condividi