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Il PIL pro capite é superiore alle media comunitaria di sette punti Spagna e Italia conducono dall’anno scorso una guerra statistica che sembra avere finalmente un vincitore. La ricchezza pro capite spagnola ha superato chiaramente quella italiana nel 2007, una vittoria che si era aggiudicata, con un margine piú stretto, giá nel 2006 e che il presidente del Governo, José Luís Rodríguez Zapatero, ha considerato “un traguardo storico”. Nonostante i dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) avessero poi contraddetto questa cifra, Eurostat, l’ufficio statistico comunitario, ha rettificato ieri il vantaggio spagnolo: il suo reddito per abitante rappresenta il 107% della media europea, rispetto al 101% dell’Italia. La cifra, come prima stima, indica come la Spagna abbia aumentato il suo vantaggo sull’Italia rispetto al 2006, quando le separavano due soli punti. Migliora anche in rispetto alla classifica comunitaria, dato che sale dal tredicesimo posto al dodicesimo. I dati si esprimono a parità di potere d’acquisto, un modello che elimina l’effetto delle differenze di prezzo tra i paesi. La spiegazione più ovvia sta nella crescita maggiore dell’economia spagnola rispetto a quella italiana, secondo fonti comunitarie. L’anno scorso, l’incremento del prodotto interno lordo (PIL) spagnolo (3,8%) ha superato di piú del doppio quello del paese transalpino (1,5%). “Non è una cosa di cui si può andare così orgogliosi. Ciò che importa è cosa succederà ora”, spiega Susana García-Cervero, economista della Deutsche Bank per la Spagna. Gli esperti consultati convengono che quest’ampliazione della breccia tra Spagna e Italia è dovuta in buona parte al peggioramento di questo paese. “Il primo malato d’Europa è l’Italia. Non ha fatto nulla per il contenimento dei costi lavorativi, ha avuto perdite di produttività…”, analizza Xavier Segura, capo del servizio di studi della Caixa Catalunya. Più che con l’Italia, Segura raccomanda di compararsi con la Germania, ancora davanti alla Spagna come reddito pro capite, anche se le differenze si sono accorciate. La Spagna si avvicina ai tre maggiori paesi dell’Unione: Germania (113%), Francia (111%) e Regno Unito (116%). Il salto della Spagna è avvenuto per mano delle principali fonti di crescita negli ultimi anni: l’impennata del settore edile, l’intensa creazione di posti di lavoro -più che i miglioramenti salariali- e l’aumento degli investimenti. “Nel futuro dovremo puntare di più al miglioramento della produttività”, raccomanda Francisco Pérez, professore di Analisi Economica dell’Universitá di Valencia. Gli analisti concordano che da quest’anno i dati stagneranno o peggioreranno. L’attività economica ha rallentato in Spagna, mentre la popolazione continua ad aumentare a gran velocità. Gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica per il 2008 annunciano una crescita di quasi 900.000 persone rispetto al 2007. Con un PIL vacillante da dividere tra piú popolazione, la ricchezza per abitante ne risentirà. Nonostante i progressi, l’economia italiana è ancora del 50% circa superiore a quella spagnola. Nel 2007 il PIL dell’Italia è stato di 1,53 miliardi di euro, mentre quello della Spagna di 1,05 miliardi. Il Lussemburgo e l’Irlanda si consolidano come i paesi con la maggior ricchezza per abitante (276% e 146% della media). I due piú poveri sono i due ultimi soci dell’Unione: la Romania, con il 41% e la Bulgaria con il 38%. Le differenze tra ricchi e poveri quasi non si sono ridotte dal 2004, l’anno in cui la ricchezza per abitante del Lussemburgo era 7,4 volte più grande di quella della Bulgaria. Nel 2007 la proporzione è stata di 7,3 volte. Articolo originale di ANDREU MISSÉ / LUCÍA ABELLÁN pubblicato il 24 Giugno 2008 su El País, in Spagna. Condividi