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Oggi è il momento del lutto e del silenzio. Esprimiamo tutto il nostro dolore per la morte dei quattro giovani operai morti alla Thyssen Kroupp, di cui ieri si sono svolti i funerali e tutta la nostra vicinanza alle loro famiglie. La nostra speranza è appesa in questo momento allo stesso filo a cui sono appese le vite degli altri tre operai. Morire di lavoro non è accettabile per un paese civile. Ora vogliamo dire basta accanto a quegli operai, non staremo ad aspettare. Ogni anno muoiono migliaia di uomini e donne sul loro posto di lavoro. Muoiono per imperizia e per negligenza delle imprese, perché sotto ricatto e perché per troppe imprese la rincorsa dei profitti vale anche la vita dei propri lavoratori, il mancato rispetto della legislazione sulla sicurezza e sul lavoro. Il nostro dolore è silenzio, rispetto e contemporaneamente un grido di indignazione. Il Governo, il Parlamento hanno una responsabilità politica che non si può occultare, i datori di lavoro in troppi casi hanno una responsabilità oggettiva che va denunciata e perseguita. Oggi abbiamo partecipato alla giornata di lotta dei metalmeccanici manifestando insieme a tanti altri sotto le sedi di Confindustria in più di 40 città italiane. Lo facciamo come gesto di solidarietà con gli operai in sciopero, ma anche per pretendere ancora una volta la cancellazione delle leggi che rendono la vita precaria a tanti ragazzi e ragazze in questo paese. Non vogliamo più essere insicuri, non vogliamo, come dice Confindustria, “lavorare di più per guadagnare di più”, perchè questo significa essere ricattabili, significa ogni giorno esporsi ad un pericolo in più dato dalla stanchezza, dallo stress, da un incubo che trasforma tutto il tempo di vita in tempo di lavoro. Non si può più vivere di precarietà e morire di lavoro. Dov’è in questo momento chi invoca “legalità” e poi è in grado solo di criminalizzare povertà ed emarginazione? Per questo saremo in piazza anche domani pomeriggio, assieme a CGIL, CISL e UIL. Per ricordare i caduti di Torino e per rivendicare nuove politiche sulla sicurezza. Da un lato la sicurezza di un lavoro e sul lavoro. E dall’ altro la sicurezza di vivere in una città come Perugia, capace d’indignarsi e rifiutare le facili strumentalizzazioni populiste che criminalizzano migranti ed emarginati. Una città è veramente sicura solo se capace d’investire sulle politiche sociali e non su quelle repressive. Condividi