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SPOLETO - C' e' anche un funzionario della corte d'appello di Perugia per l'istituto vendite giudiziarie del tribunale di Terni tra le nove persone arrestate stamani a Roma, Terni ed Amelia nell' ambito di una inchiesta della magistratura di Spoleto che ha portato alla emissione di 11 ordinanze di custodia cautelare per i reati di concussione, abuso d'ufficio, concorso in estorsione, turbata liberta' degli incanti, falso e favoreggiamento personale. Al centro delle indagini una organizzazione di pregiudicati (nove romani ed un siciliano), che si facevano chiamare ''astaroli'', due dei quali sono ancora latitanti. Secondo l'accusa, con la complicita' del funzionario della corte d'appello, avvicinavano i debitori insolventi i cui beni (merci ma anche attrezzi di lavoro) venivano messi all'asta dal tribunale di Terni e se era interessato a riacquistarli gli chiedevano soldi per non partecipare all'asta facendone lievitare i prezzi. L'indagine era stata avviata nell'agosto scorso dai carabinieri della compagnia di Spoleto, con la collaborazione della locale sezione di polizia giudiziaria. A coordinarla e' stato il procuratore della repubblica presso il tribunale di Spoleto, Gianfranco Riggio, il quale ha richiesto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip ed eseguite stamani congiuntamente da carabinieri e polizia dei commissariati di Foligno e Spoleto. Uno degli arrestati ha ottenuto i ''domiciliari''. Le indagini erano cominciate in seguito alle denunce di alcune persone dichiarate fallite, o comunque destinatari di esecuzioni civili in loro danno. L'organizzazione di ''astaroli'' si avvaleva - secondo l'accusa - delle informazioni e della illecita' attivita' del funzionario della corte d'appello di Perugia, ma in servizio a Terni, addetto alle vendite giudiziarie. I pregiudicati una volta individuate le aste bandite nel territorio avvicinavano il debitore proprietario dei beni all'incanto per verificare il suo interesse a partecipare direttamente all'asta per tornare in possesso dei beni in vendita. In caso affermativo - sempre secondo l'accusa - gli chiedevano in modo piu' o meno esplicito somme di denaro per non porsi in concorrenza partecipando all' incanto. Se la loro vittima non aderiva alla richiesta estorsiva, il gruppo criminale - hanno riferito gli inquirenti - poneva in essere strategie per influenzare concretamente l'esito della gara con offerte e rilanci per l'aggiudicazione di merce ed oggetti per i quali non serbava alcun interesse, ma con il solo scopo di danneggiare l'ex proprietario dei beni che non aveva aderito alle loro richieste. Condividi