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di Daniele Cibruscola PERUGIA – “A noi i morti, a voi i profitti”. Questo recitava il lenzuolo appeso stamattina da Fgci e Giovani Comunisti davanti alla sede locale di Confindustria. Questo il sentire comune di chi, attivista o meno, “di sinistra” o meno, anche a Perugia vorrebbe una maggior sicurezza “del” e “sul” posto di lavoro. Per protestare contro la lunga sequela di vittime del lavoro e del capitale. Un gruppo di ragazzi e ragazze, che col proprio presidio in via Palermo ha attirato l’attenzione di automobilisti e passanti che proprio al lavoro, probabilmente, in quel momento si stavano recando. E nonostante l’evidente differenza d’età qualcuno di quei passanti, tuta da lavoro e scarpe rinforzate, si è anche fermato a discutere, a raccontare di “incidenti” subiti e di “incidenti” osservati. “Le morti bianche sono una vergogna – ha affermato Andrea Ceccarelli, coordinatore regionale Fgci – soprattutto alla luce delle agevolazioni e dei finanziamenti pubblici di cui godono le imprese. Le stesse imprese che poi però non investono sulla sicurezza e anzi, spesso, proprio in questo settore operano tagli e mostrano negligenza”. “E’ grave – prosegue – che prima dei morti di Torino il tema della sicurezza sia stato espunto dal dibattito politico Italiano. Ed è ancora più grave che forze “di sinistra” come il Partito Democratico si dichiarino “equidistanti” dai lavoratori e da ThyssenKrupp”. Gli fa eco Amedeo Babusci - coordinatore provinciale dei Giovani Comunisti e anch’egli presente questa mattina – che “vergognoso” ha definito il principio per cui, in nome di una maggiore produttività e per pochi spiccioli al mese, si mette quotidianamente a rischio la vita di migliaia di persone. “E’ scandaloso – ha affermato – che si affronti un problema complesso e importante come questo, solo a seguito di fatti gravi come quello di Torino”. E proprio alla Tyssen, nei suoi stabilimenti Ternani, anche oggi un altro incidente. Ma il coordinatore dei GC ha voluto anche parlare di immigrati: “Si sente spesso parlare di immigrati e delle attività illecite di alcuni di questi. Non si ricorda mai però, che il 20% dei morti sul lavoro è proprio rappresentato da immigrati. Persone oneste, che data la loro condizione sono soggette a precarietà salariale e che si trovano a lavorare in condizioni pericolose e scarsamente protette. Ciò che manca – conclude perentorio – è la tutela dello Stato”. E anche se ai 4 operai della ThyssenKrupp nessuno potrà più restituire il futuro di cui sono stati privati, le ragazze e i ragazzi di oggi sono la dimostrazione che qualcosa da salvare ancora c’è. E’ la speranza e la voglia (anche se non di molti, anche se non di chi davvero potrebbe farlo) di cambiare, di migliorare, di salvare – letteralmente – il futuro dei prossimi martiri e la salute di chi, tuta da lavoro e scarpe rinforzate, tutti i giorni rischia la vita. Per pochi spiccioli al mese. Condividi