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Il governo Berlusconi ha gettato la maschera e svelato il suo vero volto. Dopo le tante promesse elettorali di estrema attenzione verso i cittadini più deboli, alla prova dei fatti ha stabilito che l’inflazione programmata per il prossimo anno sarà dell’1,7%, vale a dire circa la metà di quella reale. Un vero e proprio furto di Stato ai danni dei pensionati e del lavoratori. Un furto perché, come è noto, è proprio sulla base dell’inflazione programmata che si definisce la misura degli incrementi salariali in occasione dei rinnovi contrattuali, tanto di quelli pubblici che di quelli privati. Un furto di Stato anche ai danni dei pensionati perché è sempre l’inflazione programmata che stabilisce di fatto la misura della crescita degli assegni pensionistici. In sostanza, se si stabilisce che stipendi e pensioni debbano incrementarsi non più dell’1,7% in un anno, ciò vuol dire che rispetto a quella che è l’inflazione reale gli stessi stipendi e le stesse pensioni perderanno in termini di potere d’acquisto di un’altrettanto 1,7% all’incirca. Cosa vuol dire, questo? La Cgil ha già calcolato una perdita netta di 1.000 euro di media nell’arco di 2 anni. Altro che sostegno alle famiglie! Altro che stimolare i consumi come ci avevano promesso! Immaginiamo che questa misura farà contenti gli imprenditori e i commercianti che hanno votato in massa per il centrodestra immaginando che avrebbe messo nelle tasche degli italiani più denaro da spendere. Del resto già le prime misure di natura economica adottate da questo governo avrebbero dovuto metterci in allarme. Ci riferiamo, tanto per un esempio, all’abolizione dell’Ici anche per le case di lusso. Il governo Prodi aveva deciso questa misura in favore delle abitazioni non di lusso, quelle che interessano la stragrande maggioranza degli italiani, ma il Cavaliere ha voluto eliminare questa “discriminazione. Sarebbe stato assai più utile aiutare quella parte di italiani (circa il 20%) che una casa non la possiedono e che devono fare mese per mese i conti con l’affitto che cresce. Loro non hanno avuto nessun beneficio dalla cancellazione dell’Ici e speravano almeno in qualche detrazione fiscale, invece le poche risorse disponibili sono andate a sostegno dei nostri “poveri” milionari. Per i “poveri”, quelli veri, ci sarà una sorta di “carta dell’indigenza” con la quale potranno fare la spesa ottenendo qualche sconto. Anche qui si poteva continuare nella strada avviata dal governo Prodi della cosiddetta “tredicesima” decisa a favore dei pensionati meno abbienti, anziché mortificarli riproponendo a loro favore l’umiliante “libretto di povertà” di un tempo che speravamo definitivamente cancellato. E ci preoccupa non poco anche la cosiddetta “Robin tax” promessaci demagogicamente dal ministro Tremonti. Ci assicura che andrà a colpire esclusivamente gli speculatori, quelli che hanno accumulato enormi fortune con i continui rincari dei carburanti: “togliere ai ricchi per dare ai poveri”, insomma. Ma il brillante ministro dell’economia è proprio sicuro che alla fine anche questo nuovo balzello non finirà per pesare esclusivamente sui più deboli, in questo caso i consumatori di carburante? Si sa che questi magnati considerano le imposte caricare dallo Stato come semplici costi da scaricare tranquillamente sui prezzi da praticare alla pompa e c’è da attendersi che anche questa volta sarà così. Condividi