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Isabella Rossi Ieri davanti alla Corte d’Assise di Perugia si è tenuto il primo giorno di udienza del processo a Roberto Spaccino, rinviato a giudizio con l’accusa di avere ucciso suo moglie, Barbara Cicioni all’ottavo mese di gravidanza. Grande presenza in aula di pubblico e giornalisti, ma tv e fotografi banditi per evitare che le immagini possano nuocere ai due figli di nove e cinque anni orfani di madre. Roberto Spaccino presente in aula con una camicia a righe rosa, grigie, blu e viola, la testa bassa e le mani che di tanto in tanto tamburellano il tavolo leggere. Mentre fuori dal tribunale gruppi di donne protestavano con striscioni e canti contro la terribile ondata di violenza sulle donne, che in Umbria recentemente ha mietuto nuove vittime, all’interno gli avvocati della difesa richiedevano l’esclusione delle cinque associazioni a tutela dei diritti delle donne, che al processo si sono costituite parte civile. Richiesta accolta in parte dalla Corte che ha deciso di ammettere come parti civili: il Comitato 8 marzo, con sede in via della viola e il Telefono Rosa, con sede in via mentana, perché in grado di comprovare “radicamento sul territorio”. Le altre tre associazioni: Differenza donna, Giuristi democratici e Ossigeno onlus che hanno sede in altre città italiane ma operano attivamente su tutto il territorio nazionale - attraverso concreti sostegni alle Case di accoglienza per donne vittime di violenza, consulenza giuridica, organizzazione di conferenze o di corsi per le forze dell’ordine specifici per il trattamento delle vittime di violenza - sono fuori dal processo. Nonostante, come sottolineato dal p.m. Duchini favorevole all’ammissione di tutte e cinque le associazioni, il radicamento sul territorio non sia precetto giuridico, ossia nessuna norma specifica lo preveda. Certo è che l’uccisione di Barbara Cicioni è stato e continua ad essere un caso a rilevanza nazionale, come dimostra lo spazio sempre dedicatogli, da quel terribile 24 maggio 2007, da tutte le testate nazionali, come attestano le tante lettere di sdegno e rabbia pervenute da tutta italia alle redazioni e le reazioni dei tanti blog in internet. La Corte La corte presieduta da Giancarlo Massei, a latere Andrea Battistacci è composta da sei giudici popolari di sesso maschile e due donne. Le richieste di prova dell’accusa Vasta e dettagliata la documentazione richiesta come prova al processo da parte del p.m. Duchini. Si va dalla documentazione fotografica, le intercettazioni, i tabulati telefonici, i cd con le riprese della lavanderia, le lettere di Spaccino ai genitori dal carcere, ad una cartellina rossa contenente i disegni dei due bambini, gli unici presenti in casa quando avvenne l’omicidio della loro mamma. Fascicoli su fascicoli che sembrano non aver tralasciato nessun particolare. Il p.m. ha infine richiesto di poter far effettuare alla Corte un sopralluogo nella casa del delitto, in quanto l’ubicazione della casa non può essere rappresentata visivamente solo dal materiale fotografico I media La richiesta di prova riguarda anche: due articoli apparsi su quotidiani nazionali che contengono interviste a persone chiamate in un secondo tempo a testimoniare e le registrazioni di trasmissioni televisive in cui parlano dei testimoni. I 136 testi La difesa ha citato 136 persone, tra amici, vicini di casa e conoscenti che a quanto sembra dovrebbero testimoniare sulla buona condotta dell’imputato, al di fuori delle quattro mura domestiche. Il p.m. ha sottolineato la sovrabbondanza di testi, in relazione alla omogeneità delle domande, e la mancanza di attinenza con il caso . Dopo una consultazione il numero è stato ridotto dalla Corte a 60 persone. Consulenti di parte della difesa Qualche perplessità mossa dal pm sul ruolo nel caso di Francesco Bruno , docente di Criminologia e di Psicopatologia Forense, ospite fisso in diverse trasmissioni televisive. Interpellato come consulente di parte dalla difesa avrebbe dovuto riferire sulla capacità di intendere e di volere di Roberto Spaccino. La difesa ha tuttavia smentito dichiarando che al criminologo Bruno è stato dato il più ampio mandato. Del resto accusa e difesa concordano pienamente su di un punto: Roberto Spaccino è sano di mente. Condividi