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I segretari regionali della Cgil dell'Umbria, Patrizia Venturini e Michele Di Toro sono di nuovo in Kenya per portare avanti il progetto di cooperazione del sindacato umbro finalizzato alla costruzione di edifici scolastici nelle zone più disagiate del Paese. Questa volta insieme alla Cgil prende parte al progetto anche l'Ancst, l’associazione delle cooperative di servizio di Legacoop. Questa è la seconda puntata del loro racconto. Makumba Oggi è la giornata di Marafa. Ci siamo messi a letto relativamente presto. Mister Jhonson il marito di Constance, l’insegnante che ha dato il via al nostro progetto, ci aspetta a Madama, scuola di Makumba per le nove e trenta. La sveglia è alle sei. Giusto il tempo per una rapida colazione ed ecco il pulmino. Con noi vengono Giancarlo Cecchetti, il nostro “agente” a Malindi, colui che abitando qui per tutto l’anno, prepara e segue la realizzazione dei progetti concordati. Questa volta viene con noi anche Valeria Ciangottini; siamo contenti, ci interessa molto il suo parere relativamente al posto che a gennaio abbiamo scelto. Partenza alle sette. Poche centinaia di metri di Statale e subito imbocchiamo la pista che conduce al villaggio. Due ore tra avvallamenti e qualche passaggio difficile e “imbarchiamo” anche il l’Ispettore scolastico locale. La sua moto è guasta e quindi ci ha chiesto un passaggio. Attraversiamo infine una specie di confine consistente in una sbarra che si chiude solo quando la strada è impraticabile (deve succedere spesso, visto che la sbarra è una postazione fissa) e ci troviamo davanti all’insegna della scuola: Makumba tre chilometri a sinistra. Lasciamo la pista per immetterci in quest’ultimo tratto che consiste in un viottolo accidentato segnato da profondi solchi e dalla vegetazione tanto invadente che i genitori dei ragazzi, per agevolare il passaggio, hanno tagliato deponendo rami e frasche nei solchi del viottolo nel tentativo di riempirli. Nonostante questo in un passaggio particolarmente difficile il pulmino si blocca su uno spunzone di tronco segato da poco e siamo costretti a scendere tutti. Finalmente arriviamo. Rivediamo le capanne che fungono da alloggi, decine di divise verdi e gialle che spuntano dalle aule, l’albero che era la classe di miss Constance. Ci vengono incontro il preside che ancora indossa il cappellino della Fiom Umbria lasciatogli a gennaio scorso, due insegnanti, uno dei quali appena assegnato a quella scuola, è giovanissimo. C’è qualcosa di cambiato che notiamo immediatamente, un grosso serbatoio per raccogliere l’acqua piovana ed i lavori per scavare un pozzo. Scopriamo che è Cecchetti il promotore di questa iniziativa. Studenti ed insegnanti di Makumba, prelevavano l’acqua in uno stagno a diverse centinaia di metri dagli edifici e questo è un bel passo avanti. Fa caldo , molto caldo e c’è tanta umidità. Vogliamo subito discutere la realizzazione del nostro progetto. Con questo primo stralcio, coofinanziato anche dalla associazione nazionale cooperative servizi e turismo dell'Umbria, nel corso del 2008 potremo realizzare il completamento di un’aula scolastica che abbisogna del pavimento, la costruzione di una nuova classe, un’aula per gli insegnanti e due moduli da quattro “bagni” per gli allievi; servizi igienici al momento inesistenti. Dovremo parlare con il costruttore con il quale già è fissato un appuntamento e se la contrattazione sul prezzo, qui obbligatoria, avrà successo si potrà incominciare con la cucina… Già è stato fatto un tetto, ma non ci sono i focolari adeguati. Per quanto riguarda le aule, già nasce una discussione. Pretendiamo dal preside e dagli ispettori che la nuova aula sia destinata a realizzare una classe per i più piccoli che sono in novanta nella stessa aula. Poiché il problema è quello di ottenere un nuovo insegnante, quasi imponiamo che le autorità scolastiche si impegnino in merito. Portiamo avanti a lungo la “trattativa” che termina solo quando l’abbiamo spuntata. Andiamo, quindi, a firmare il registro dei visitatori nell’ufficio del preside e ad incontrare i ragazzi che, finita la lezione ci attendono per salutarci. Come sempre ci guardano con curiosità, pensiamo che ci considerino bizzarri…ma sono dolci, affettuosi e le bandiere della pace e della CGL sventolano festose strette nelle loro mani… Abbiamo deciso di non nascondere le nostre emozioni e decisamente quello di ieri è stato un momento forte. Finita la piccola cerimonia ripartiamo ripercorrendo la stessa difficile pista che però ora ci sembra più facile da sopportare. Condividi