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Rifondazione Comunista dell’Umbria prende atto delle dimissioni dell’Assessore Riccardo Fioriti. Confermiamo la nostra pena fiducia nella onestà personale di Fioriti e nella sua capacità di dimostrare nelle sedi opportune la sua più totale estraneità ai fatti contestati. Occorre ricordare che l’avviso di garanzia è uno strumento a tutela del cittadino che rimane innocente fino a che la magistratura non riesca a dimostrare il contrario nei diversi gradi di giudizio. Per questo le dimissioni di Fioriti vanno oltre la vicenda giudiziaria per interessare la sfera della politica e delle responsabilità a questa connesse. L’Assessore dimissionario ha assunto sulla sua figura le responsabilità politiche dell’intera vicenda, crediamo però che permanga il problema della debolezza della politica sugli apparati tecnici e burocratici dell’Ente, una debolezza che necessita di un inderogabile approfondimento da parte di tutte le forze di governo della Provincia di Perugia. Per questo chiediamo al Presidente Giulio Cozzari ogni sforzo possibile per ulteriormente indagare le cause di questo primato della burocrazia sulla sfera politica e ripristinare una giusta e moderna supremazia di chi ha ricevuto un mandato popolare per il governo della cosa pubblica. Riteniamo giusto che Fioriti non venga sostituito da un altro assessore per questo scorcio di legislatura, ma riteniamo altresì che le deleghe rimesse nelle mani del Presidente, per una evidente opportunità politico – istituzionale, siano assegnate ad un assessore espressione di una sensibilità politica diversa da quella del Partito Democratico o gestite direttamente dal Presidente stesso. Rifondazione Comunista è in ogni caso pronta ad assumere nuove ed ulteriori responsabilità di governo, per accelerare l’innovazione ed il rinnovamento necessario. Tutto questo, naturalmente, non può essere estraneo al luogo della rappresentanza e cioè il Consiglio Provinciale, il quale non ha solo il diritto ma anche il dovere di indagare e trovare le soluzioni opportune per i fatti oggetto dell’indagine della magistratura. Condividi