Di Roberto Farneti

Toccherà al giudice del lavoro Vincenzo Ciocchetti, il prossimo 16 luglio, stabilire se la newco creata dalla Fiat per gestire lo stabilimento di Pomigliano d'Arco è contro la legge, come sostiene la Fiom Cgil. La proposta di conciliazione avanzata ieri dal magistrato, nell'ambito della prima udienza che si è svolta ieri presso il Palazzo di giustizia di Torino, non è stata accolta dalla Fiom: «Siamo convinti di avere buone e fondate ragioni giuridiche», ha ribadito all'uscita il segretario generale delle tute blu Maurizio Landini, reduce dalla festa di Bologna per i 110 anni della Fiom. Un grande evento mediatico - anche per la presenza di noti musicisti, comici e conduttori televisivi - trasmesso da Current Tv e che ha avuto il merito di riportare il lavoro al centro della scena pubblica, spiega a Liberazione Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom Cgil.


Partiamo dall'udienza. Perché il tentativo di conciliazione è fallito?

Noi abbiamo fatto la nostra proposta. Abbiamo detto cioè che a Pomigliano si deve applicare il contratto nazionale dei metalmeccanici e l'accordo interconfederale del luglio del 1993 che ha istituito le Rsu. Eravamo invece disposti a negoziare sui turni e sulle pause a scorrimento senza taglio dei dieci minuti. Quindi abbiamo un'altra volta dimostrato che per noi il problema non è la quantita di lavoro da svolgere e come organizzarlo. Abbiamo cercato di spiegare che per produrre auto non serve né cancellare il contratto nazionale, nè uscire da Confindustria, né mettere i lavoratori sotto ricatto. Fiat ha risposto che non c'era nessun margine negoziale.


Secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, il fatto che la Fiom ricorra ai tribunali «è una tristezza».

Quando i sindacati non sono in grado di far rispettare la legge è bene che i sindacati e i lavoratori vadano anche in tribunale. La vera tristezza è il fatto che la Fiat abbia diviso i sindacati.


Cisl e Uil sostengono di avere sottoscritto un accordo che ha salvato i posti di lavoro. C'è però un documento della Fiat nel quale è scritto che la newco riassumerà solo il 40% degli operai di Pomigliano.

Abbiamo visto. Questo sarebbe l'ulteriore conferma di cosa succede quando si discute fabbrica per fabbrica e non si affronta il piano industriale a livello complessivo. Per noi è inaccettabile che i lavoratori di Pomigliano non conservino tutti il loro posto di lavoro.


Dovrebbe essere inaccettabile anche per Cisl e Uil...

Questo dovresti chiederlo a loro.


In Italia si respira un clima nuovo. A Bologna c'è stata questa bella serata per la festa dei 110 anni della Fiom, che ha avuto come protagonista quella che Benigni ha definito «l'Italia migliore», vale a dire il mondo del lavoro.

I lavoratori in questo paese sono quelli che pagano le tasse, assieme ai pensionati. Sono quelli che producono la ricchezza e sono quelli a cui viene fatto pagare il conto di questa crisi. Che questa sia l'Italia migliore non c'è dubbio ed è da questa Italia che bisogna partire per costruire una alternativa al governo di questo paese. Bisogna cioè che i temi del lavoro ritornino centrali nella costruzione dell'alternativa a Berlusconi e al centrodestra.


Adesso anche Cisl e Uil minacciano lo sciopero generale se il governo non farà la riforma fiscale. Un po' tardi, non trovi?

Cisl e Uil dovrebbero riflettere su come si uniscono i sindacati quando ci sono dissensi, invece di assecondare il ministro Sacconi su questa idea del sindacato maggioritario. Credo che anche loro sentano il vento nuovo. Prima però debbono pensare a ricostruirsi una propria coerenza.


Confindustria insiste. Dice che una volta che si raggiunge un'intesa e la maggioranza dei lavoratori è d'accordo, quell'intesa non può essere rimessa in discussione.

Il problema è che i lavoratori dovrebbero poter decidere sempre, non solo quando sono sotto ricatto e comunque mai sui licenziamenti e sui diritti indisponibili. Io penso che serva una legge per garantire la rappresentanza e il diritto di voto dei lavoratori, non però quella che vuole il ministro Sacconi.

Fonte: Liberazione del 19 giugno 2011
 

Condividi