Lavoro/Fp-Cgil:"No privatizzazione servizi", Rossi:"Nessuna deriva privatistica"
"Questa organizzazione sindacale esprime grande preoccupazione rispetto all’esito della riunione del 9 giugno e della condivisione quasi all’unanimità espressa dai presenti, sulla proposta di Legge della Regione Umbria relativa alla riforma del sistema dei servizi per il lavoro".
Così vanda Scarpelli, segretario regionale di Fp-Cgil Umbria, che critica la presa di posizione della regione rispetto ad una probabile "omologazione alla deriva privatistica della gestione dei servizi pubblici portata avanti dal Governo nazionale".
Un'ipotesi che non è ben accetta dal sindacato, il quale non vuol sentir parlare di "sostituzione del pubblico con il privato e dell'avvio della privatizzazione dei servizi per l'impiego -aggiuge la segretaria- servizi “sensibili” per i cittadini e garanti di una democratica allocazione delle risorse". Perchè in tempi di crisi economica e di un tasso di disoccupazione e cassa integrazione tra i più alti a livello nazionale, c'è bisogno di un piano per il lavoro per far ripartire l'economia regionale.
"In questo senso -sempre Scarpelli- diciamo subito però che il ruolo, le funzioni e le competenze in materia di occupazione dei centri per l’impiego non possono e non devono essere messi in discussione o, peggio, ridimensionati. Anzi: il Piano regionale del Lavoro, proprio perché può rappresentare davvero un nuovo metodo di intervento pubblico in economia, deve rafforzare i centri per l’impiego pubblico e il suo patrimonio di risorse umane e di professionalità".
Ma da Palazzo Donini arriva la secca risposta da parte dell'assessore regionale allo sviluppo economico Gianluca Rossi, che amentisce ogni ipotesi di privatizzazione e parla "semmai di obbligo di adeguare il sistema regionale a quanto prevede la norma nazionale che su questo fronte ha notevolmente ampliato la platea dei soggetti abilitati ad erogare tali servizi".
"Obiettivo della legge – ha ricordato l’assessore – è la qualità dei servizi rivolti a cittadini e imprese, da garantire attraverso l’omogeneità delle prestazioni erogate sul territorio umbro dalla rete di servizi pubblico-privata".
“Il sindacato – sottolinea Rossi – dovrebbe ben sapere che la presenza di una specifica disciplina regionale mette al riparo l’Umbria da eventuali autorizzazioni del Ministero del lavoro che potrebbero essere non adeguate al livello dei servizi pubblici regionali, così come testimonia la valutazione molto positiva espressa dalla commissione europea sulla qualità dei Centri per l’impiego presenti nelle due province. I requisiti richiesti a quanti intendono iscriversi al previsto Albo dei soggetti accreditati, che verranno meglio definiti da appositi Regolamenti, costituisce un elemento aggiuntivo e non sostitutivo per il miglioramento dei servizi e per il potenziamento di quelli pubblici".

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