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Rispondendo in maniera “non polemica” agli attacchi che definisce comunque “scomposti e poco meditati”, mossi dal Comitato per “la sicurezza” della Pallotta, nei confronti di questa iniziativa, la Cisl territoriale si rivolge ancora una volta a tutti i perugini invitandoli a partecipare alla manifestazione di sabato prossimo in Piazza della Repubblica. Iniziativa, sta scritto in un comunicato a firma del segretario perugino Ulderico Sbarra, con la quale il sindacato confederale, con la partecipazione anche di alcuni sindacati di polizia, fra i quali il Siulp, si ripromette di arricchire il dibattito sulla sicurezza e l’ordine pubblico “che in città, a nostro avviso, in maniera confusa e disordinata, viene stimolato da tempo”. L’intento dichiarato dell’iniziativa è di sottrarre la discussione ad ogni forma di “populismo cieco, al rancore sordo, alla semplificazione di problemi enormi e complessi quali l’immigrazione e, soprattutto, al pericolo che la stessa venga confusa con l’ordine pubblico”. Non, quindi, di suscitare problemi, ma piuttosto di contribuire a risolverli, trattandosi comunque di questioni sulle quali necessita che si faccia “più chiarezza possibile e si debba soprattutto accertare la più ampia verità”. I sindacati sono coscienti di come “il disagio e l’inquietudine, che aleggiano in alcune zone della città, vengano ricondotti ad un problema di ordine pubblico e, in particolare, di alcune forme di manifestazione che tendono ad inquadrare il problema sotto una luce sinistra”. Per questo, Sbarra se la prende in particolar modo con le “fiaccolate” che sono state organizzate al riguardo, associandole piuttosto agli eventi più tragici della Passione di Cristo, come bene esprime la nostra cultura popolare, alle quali, quando vi si ricorre in ambito sociale, lo si fa “per sottolineare una guerra o una strage, comunque eventi tragici”. Necessità di una riflessione, dunque, magari iniziando dalle “ cause originarie dell’immigrazione, sul ruolo che ha l’occidente e, in particolare, il nostro sistema finanziario, nel contribuire all’impoverimento dei paesi del terzo mondo o di quelli in via di sviluppo”. Od anche “di come l’illegalità che pervade la società e le istituzioni italiane favorisca di fatto - attraverso il proliferare del lavoro nero, degli affitti al nero, dei vari racket che gestiscono la prostituzione - il traffico della droga o peggio quello degli esseri umani; di come la marginalizzazione del lavoro, abbia prodotto, attraverso i bassi salari, la precarietà, gli infortuni, rabbia e malcontento e con esse insicurezza e paura, e di come tutto ciò condizioni i comportamenti della gente, quanto influisca sul loro grado di esasperazione”. Fenomeni questi –aggiunge- che sono ben presenti anche nella nostra città è puntualizzati ogni anno da associazioni accreditate, quali la Caritas. A fronte di tanta approssimazione e tanto rancore, per Sbarra l’impegno dei sindacati non poteva dunque che esprimersi in “difesa dei più esposti, siano essi lavoratori immigrati che cittadini, donne o pensionati italiani”. Ciò per “ristabilire l’esatta portata del fenomeno e favorire, con la prassi della solidarietà e del rispetto dei diritti umani e di cittadinanza, la ricerca di soluzione meno traumatiche e più efficaci”. Si deve a ciò la scelta delle forma della festa: “dal nostro punto osservazione –conclude- riusciamo a vedere, forse meglio di altri, sia le cause che l’aspetto umano della questione. Vediamo tanta disperazione e tanta incertezza nel futuro, ma non per questo pensiamo che tutto ciò si possa caratterizzare con i simboli e le liturgie della Passione o, peggio ancora, con atteggiamenti xenofobi”. Condividi