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Continua, irrefrenabile, la corsa delle famiglie italiane verso l’indebitamento. Una realtà ben fotografata dai dati recentemente comunicati da Bankitalia secondo i quali aveva raggiunto nel quarto trimestre del 2007 la bella cifra di 525 miliardi di euro, con un incremento del 9,6% rispetto ai 479 miliardi del 2006 e dell’1,5% rispetto al terzo trimestre del 2007. Di contro diminuiscono, e di molto, le forme di investimento classico dei risparmi delle famiglie, segnale certo che i capitali da destinare a questo scopo sono sempre più scarsi e che il poco che rimane a disposizione, vista la situazione di estrema insicurezza, lo si preferisce mantenere in contanti od al massimo in depositi a vista, forme di risparmio che sono cresciute rispettivamente dell’1,2 e del 4% su base trimestrale. Le azioni, invece, raccolgono somme pari a 980 miliardi, scendendo per la prima anni al di sotto di quota 1.100, dopo un anno passato costantemente al di sopra, e non va meglio per i Bot che nel giro di un anno sono scesi da 32 a 27 miliardi. Per quanto riguarda il più ristretto comparto del credito alle famiglie, dal convegno romano organizzato dell’Abi (Associazione banche italiane) in collaborazione con l’Assofin (l’associazione delle finanziarie), abbiamo appreso che per effetto della congiuntura internazionale sfavorevole e dell’andamento del mercato immobiliare, si è avuto un rallentamento nel 2007 per quanto riguarda i mutui ed i crediti al consumo. A dicembre erano infatti cresciuti dell’8,7% rispetto al 2006, assai meno del 10,4% del 2006 ed in maniera ancora più vistosamente inferiore rispetto al 13,8% del 2005 e al 15,4% del 2004. Anche in questo caso l’Italia si colloca come fanalino di coda nella Ue per quanto riguarda il mercato del credito, visto che nel 2007 il nostro rapporto tra consistenze del credito ipotecario residenziale rispetto al Pil è stato del 18%, contro una media dell’Unione che è stata del 50%. Un chiaro segnale, anche questo, delle difficoltà di reddito incontrate dalle nostre famiglie, assieme al fatto che le condizioni praticate loro dalle banche italiane ai loro clienti non sono di certo le più favorevoli. Da tutti questi dati si evince, dunque, la necessità estrema di ridare slancio all’economia nazione prendendo per prima cosa come base proprio la situazione delle famiglie alle quali sono stati progressivamente ridotti i margini di consumo, come attesta il crescente numero di quelle che non riescono ad arrivare alla fine del mese ed ancor più quelle che sono scese al di sotto della soglia di povertà. Occorrono a tale fine politiche serie di sostegno ed in primo luogo bisogna aumentare significativamente i salari e le pensioni che sono da anni decimati da un’inflazione che in questi ultimi mesi è cresciuta in misura ancora più allarmante. Provvedimenti ben più incisivi della detassazione del lavoro straordinario che, oltre ad aumentare la fatica non aiuta minimamente chi il lavoro non ce l’ha, o ce l’ha precario, in nero e sottopagato, e chi campa con una pensione da fame. Per non parlare poi dei milioni di euro regalati alla minoranza delle famiglie benestanti con l’abolizione dell’Ici anche sulle abitazioni di lusso. Condividi