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PERUGIA - Abbandonare il concetto di azienda “neutra”, né maschile né femminile, è il primo passo per le imprese verso una migliore qualificazione ed una maggiore competitività ed innovazione. Parte da questo presupposto il progetto comunitario Leonardo “L’ottica di genere nei processi aziendali” illustrato stamani, a Perugia, nel corso di un seminario a cui hanno partecipato l’assessore alle pari opportunità della Regione Umbria, Maria Prodi, la presidente nazionale del “Centro Studi Progetto Donna”, Roberta Bortolucci, e la responsabile Area consulenza e ricerca del “Centro Studi Progetto Donna”, Maria Mantini Satta. Inserire l’ottica di genere nei processi aziendali, superando neutralità e discriminazioni – è stato detto nel corso dell’incontro rivolto ad imprenditori, associazioni e sindacati – vuol dire migliorare il business ed il benessere organizzativo dell’azienda e delle persone che ci lavorano. Molte ricerche hanno dimostrato che sostenere la conciliazione delle attività di cura e professionali delle donne rappresenta per le imprese un valore aggiunto. Allo stesso tempo sono sempre più numerosi gli enti di certificazione che si occupano di tematiche di genere intese come fattore di qualità avanzata, così come della possibilità di mettere in atto una “certificazione di genere”, peraltro già attuata in alcuni Paesi europei. Dalla conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro dipende, per molte donne, la possibilità di entrare e di rimanere a lungo nel mercato del lavoro. L’esperienza di altri Paesi europei, con un modello di sviluppo non dissimile dal nostro – è stato detto durante il seminario, testimonia che è possibile costruire legami virtuosi tra crescita dell’occupazione femminile, aumento della natalità e innalzamento dei livelli di benessere sociale ed economico. E’ però necessario disporre di una offerta di servizi a sostegno al lavoro di cura femminile (asili nido, servizi di assistenza per anziani non autosufficienti, etc.), rendere il lavoro flessibile meno penalizzante per le donne, sia dal punto di vista economico che della valorizzazione professionale, e sperimentare forme di remunerazione agganciate al raggiungimento di obiettivi e risultati. “La Regione dell’Umbria – ha detto l’assessore Prodi – è da tempo impegnata a creare le condizioni per promuovere le competenze femminili e rispondere ai bisogni delle donne. Entro il 2010 nell’ambito dei Progetti ‘caratterizzanti’ previsti dal DAP, realizzeremo interventi a sostegno della conciliazione tra famiglia e lavoro”. “Sono previsti accordi con i Comuni – ha proseguito Prodi - per tariffe omogenee sul territorio regionale, in particolare per l’accesso ai servizi per l’infanzia. Intendiamo inoltre ampliare l’offerta educativa di servizi fino ai 3 anni, anche attraverso nuove tipologie, e sostenere l’occupazione e la formazione di donne in accertate condizioni di difficile conciliabilità tra vita familiare e lavorativa. Tra le ‘misure contro la disoccupazione intellettuale e femminile’ saranno in programma iniziative di informazione, formazione e diffusione di buone prassi per sensibilizzare le imprese sui costi di modelli di gestione non sufficientemente attenti alle esigenze di conciliazione famiglia/lavoro, evidenziando al contrario le possibili ricadute positive di interventi mirati in tal senso. Svilupperemo infine – ha concluso l’assessore - iniziative di consulenza e formazione per la diffusione di marchi da assegnare alle imprese che scelgano di sperimentare modalità e strumenti di organizzazione e di gestione innovativi, orientati alla valorizzazione delle risorse professionali, maschili e femminili”. Condividi