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di Gaetano Veninata PERUGIA – Due eventi si sfiorano e si incontrano in questi giorni strani di fine giugno: la 1° Giornata regionale del commercio equo e solidale (di cui UmbriaLeft ha già dato ampiamente notizia) e l’iniziativa, patrocinata dal Comune di Perugia e dalla III Circoscrizione, del circolo Arci Island del capoluogo umbro, “Terra fuori Mercato – mercato dei contadini e degli artigiani locali”, il 21 in piazza Pertini (orario 8-19). Una scelta netta, quella dei ragazzi del Projects on Island; una scelta a difesa dell’agricoltura contadina locale a basso utilizzo di energia sempre più minacciata dal modello agricolo industriale e dalle regole neoliberiste della grande distribuzione. Tutelare chi coltiva seguendo i ritmi della natura, i cicli biologici e chi segue giuste pratiche agronomiche, in favore di una maggiore sostenibilità ambientale e di una produttività di qualità (e non esclusivamente legata al profitto, alla quantità). E’ un progetto ambizioso e visionario. E’ un sogno che si allaccia, facendo le debite proporzioni, alle lotte contadine in un mondo globalizzato e ingiusto. Alla lotta degli agricoltori messicani contro il Nafta (il trattato di libero commercio entrato in vigore lo scorso gennaio che il governo filo statunitense di Felipe Calderon impone passivamente ai “suoi” contadini), ad esempio. Vendita diretta, nessuna intermediazione, nessun costo aggiuntivo di trasporti, nessun costo ambientale: sono queste le parole d’ordine della manifestazione perugina. Un patto tra piccoli produttori e consumatori delle città che può contribuire a fermare l’inevitabile processo di estinzione dell’agricoltura locale, dei contadini, vittime prime nell’economia industrializzata globale. Sono loro a dover resistere oggi. La rivalutazione di un luogo simbolo della socializzazione quale il mercato diventa fondamentale in un periodo di estrema alienazione individuale, in un avanzare sempre più massiccio di un modello di consumo iperdispendioso, sia, come già ricordato, dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista inconscio della formazione della soggettività. Tutto si oggettivizza e si uniforma al grande credo nella fede del dio (centro)commerciale. “Terra fuori Mercato” ci propone di affrontare criticamente la situazione, attaccando, non richiudendoci in noi stessi e abbandonandoci alla rassegnazione di vedere il verde trasformato in cemento, il cemento in negozio, il negozio in profitto. Importantissimo il collegamento con realtà come i Gruppi di acquisto solidale, per un’economia con al centro le persone e i loro reali bisogni umani, non quella sottospecie indotta che è il bisogno consumista. “Vogliamo realizzare un progetto tangibile e riproducibile in altri posti. Qualcosa che rimanga e sia accessibile a tutti gli abitanti del nostro territorio. Un mercato contadino e popolare nel nostro quartiere. Lavorare la terra, coltivare un orto, partecipare a gruppi d'acquisto, autoprodurre cultura, utilizzare software libero, promuovere saperi e sapori. Sono esempi reali di micropolitiche della resistenza. Saremo soggettività quando impareremo che la partecipazione inizia dove si sanno mettere in comune i desideri, autoproducendo ricchezza (anche economica) e praticando cooperazione dal basso, partendo dal quotidiano. Vogliamo un’agricoltura veramente contadina, libera da OGM”. Così scrivono i ragazzi del circolo Arci di Perugia sul loro sito. La Sinistra che verrà non dovrà strumentalizzare queste esperienze come in passato. La Sinistra che verrà dovrà resistere con loro. Condividi