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di Nicola Bossi Si inizia veramente male. La Sinistra si è già divisa anche in Umbria. Ma a pensarci bene era solo questione di giorni perchè i pretesti, le ragioni, i personalismi, gli scatti in avanti di Rifondazione e i silenzi dei Verdi - di quelli che siedono con il 2,7 per cento a palazzo Cesaroni - erano bombe ad orologeria. Bombe sì ma a bassa carica. Destinate a fare rumore. Ma nulla di distruttivo della Cosa Rossa che andrà avanti comunque, e si spera con tutti. Niente è compromesso, anche perchè le porte restano aperte. Al massimo restano vuote alcune poltrone. Il vertici di oggi pomeriggio, presso al Federazione di Rifondazione comunista per la Sinistra Unita, potrebbe non vedere la presenza dei Verdi (ma c'è ancora un po' di incertezza), mentre non ci saranno i Comunisti Italiani. Roberto Carpinelli è stato chiaro: "Quello che sta accadendo a Roma sulla legge elettorale non può non avere dei riflessi anche in Umbria. Rifondazione non può pensare di accordarsi con Berluscono e con Veltroni, e poi fare politica con il resto della Federazione. La legge elettorale prima si doveva discutere con La Sinistra e poi con tutti gli altri. Ed anche in Umbria Rifondazione sta adottando lo stesso atteggiamento. Non accettiamo questa politica dei due forni. Per questo non ci saremo oggi pomeriggio". La situazione è ancora in evoluzione questa mattina in casa dei Verdi Umbri. Dottorini non segue con entusiamo la cosa Rossa (e lo dimostreremo leggendo un suo editoriale promosso in prima nell'opuscolo del verdi regionali). La professoressa Fiorelli, donna pacata e di grande rispetto per il partito, si trova in aula ad insegnare ai suoi ragazzi e quindi non può rispondere. Al telefono risponde Rambotti dei Verdi che spiega di non sapere quale atteggiamento terrà il partito in occasione del vertici di oggi pomeriggio. Insomma più che l'arcobaleno varrebbe il simbolo della nebbia in casa dei Verdi. Caso Dottorini: "La politica non può rimpicciolirsi a mero negoziato corporativo e non può fare a meno dei linguaggi, dei movimenti, delle forze libere che ne reggono la sua stessa ragion d’essere. Per questo a chi ci propone la sfida del riassetto politico all’interno del centrosinistra, noi rispondiamo che la cosa ci interessa, ma non ci appassiona perché riteniamo che il tema sia un altro: come evitare di farsi prendere dal vortice della propaganda e degli slogan, per entrare nell’esercizio più autentico della politica, quella che non accetta il divorzio lacerante dalla realtà e dai suoi desideri di trasformazione sociale ed economica. Ci piace immaginare (e praticare) i Verdi come forza politica delle cose, della concretezza e dell’innovazione. L’unica che non debba scontare retaggi ideologici del secolo scorso e che possa dirsi radicale nella volontà di cambiamento senza doversi sentire “esonerata” dalla politica". E' l'inizio di un editoriale del consigliere verde che dell'Unità a Sinistra non prova un grande fremito nelle viscere. Non riesce nemmeno a nominare le parole La Sinistra-L'arcobaleno. Ne ha proprio un moto di vomito. Dottorini continua: "Per questo l’unica risposta possibile da dare a chi prospetta soluzioni politiche da laboratorio non può che basarsi su ciò che si è fatto e su ciò che si intende fare. Comunque andranno le cose, i Verdi e civici saranno la forza del cambiamento (nei fatti, non a parole), del pragmatismo e della trasversalità sociale, dal momento che il conservatorismo, purtroppo, non sta solo a destra. Prioritario per noi è seguire le spinte dei territori e delle realtà civiche evitando che diventino incubatrici di regressione civile o di anti-politica. Nel nostro tragitto contiamo di incrociare i passi di “un altro mondo possibile”, sapendo che la volontà di cambiamento, anche radicale, non può essere un riparo dalla politica". Dottorini non distingue i tempi della politica: c'è il momento di governare il territorio, e c'è il momento di dare dei valori alla politica per governare senza contraddizioni il territorio. Ma questo non interessa. Condividi