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Gli italiani stanno rispolverando i loro striscioni anti-guerra, il che solitamente significa: George W. Bush è in arrivo in città. Il Presidente degli Stati Uniti sarà in Italia da mercoledì sera a venerdì mattina durante il suo viaggio di una settimana in Europa. Mentre sarà a Roma incontrerà il Presidente della Repubblica italiana, il Presidente del Consiglio e Papa Benedetto XVI. Probabilmente eviterà le migliaia di manifestanti che stanno progettando di bloccare il suo corteo e di riempire le piazze. Sebbene adesso sia nella fase finale della propria presidenza, la sua visita qui potrebbe portare ai pacifisti italiani alcune notizie reali - e sgradite -. Mettendo in cima all’ordine del giorno il nuovo - di nuovo - primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, che una volta si definì da sè “il migliore amico di George Bush”, aumenterà la presenza di truppe italiane in Afghanistan. Dopo la promessa della Francia di 700 soldati supplementari, Bush spera di portare Berlusconi a raddoppiare le 2600 truppe italiane, attualmente di stanza a Kabul e nell’Afghanistan occidentale. Il Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha già negoziato cambiamenti nelle limitazioni NATO sui combattimenti, il che significherebbe, come ha spiegato al Corriere della Sera, maggiore “flessibilità contro i talebani sul campo di battaglia”. Frattini ha inoltre annunciato che Berlusconi sta riprendendo in considerazione l’invio di italiani in Iraq. Quando l’ex primo ministro Romano Prodi ha impedito, per pochi voti, il ritorno di Berlusconi nel 2006, il primo ordine di Prodi è stato di riportare a casa le truppe che Berlusconi aveva originariamente inviato in Iraq per sostenere Bush. Prodi ha lasciato circa 50 istruttori in Iraq, che hanno addestrato migliaia di poliziotti iracheni; Berlusconi può inviarne al massimo 200 in più. La ridistribuzione delle forze più ingenti rimane da decidere, ma nessuno dell’ufficio di Berlusconi confermerà o negherà alcun piano immediato. L’aggiunta di istruttori, tuttavia, è molto probabile, dato che il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki ha chiesto formalmente all’Italia di inviarne di più. Frattini ha semplicemente detto: “Riteniamo che sia importante dimostrare agli italiani che stiamo prendendo le nostre responsabilità, collaborando con i nostri amici”. Berlusconi può anche accelerare la controversa espansione della base militare americana Caserma Ederle nella città di Vicenza. Quando fu primo ministro dal 2001 al 2005, strinse un accordo segreto per espandere la presenza militare americana a Vicenza, autorizzando la costruzione della nuova base Dal Molin, che sarà la più grande base militare americana in Europa. La nuova base è contestata; negli ultimi tre anni, manifestanti si sono accampati lungo il cantiere. La nuova base è stata costruita a meno di un miglio dalla famosa basilica palladiana di Vicenza, nella centrale Piazza dei Signori. Il personale militare americano a Vicenza conta circa 2800 persone, la maggior parte dei quali effettua operazioni in Afghanistan e in Iraq. Gli abitanti locali temono che queste truppe diventerebbero probabilmente utili in qualsiasi azione militare americana contro l’Iran, rendendo l’Italia un potenziale bersaglio di ritorsione. Cosa otterrà in cambio l’Italia aiutando l’America adesso, invece di attendere di vedere chi vincerà le elezioni per la Casa Bianca nel mese di novembre? In primo luogo, Bush potrebbe essere in grado di assicurare un posto per l’Italia nel cosiddetto cinque-più-uno, il gruppo che comprende i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania. L’Italia vuole disperatamente una posizione in questo gruppo, che cerca di frenare le ambizioni nucleari iraniane. Le prospettive italiane sono state vanificate dalle denunce della Germania, secondo cui la società di Stato italiana per il petrolio ed il gas, l’ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), ha contratti lucrativi con l’Iran per sviluppare i campi petroliferi Darkhovein, insieme ad altri accordi commerciali con l’Iran. Bush ha già dichiarato di tornare in Italia con l’offerta di convertire i cinque-più-uno in cinque-più-due. In un’intervista alla televisione RAI in onda in tutta Italia il 6 giugno, Bush ha promesso il suo sostegno e ha detto: “L’Italia può essere una voce efficace per mandare un messaggio agli iraniani, non devono scegliere l’isolamento” ha detto. “In questo l’Italia può avere una parte cruciale”. E Bush potrebbe anche fornire credibilità a Berlusconi con il prossimo presidente degli Stati Uniti, dicono gli analisti politici italiani. Berlusconi potrebbe non contare nulla per Barack Obama e John McCain, ma gli esperti qui credono che qualsiasi accordo con Bush darà a Berlusconi un profilo più alto presso i due contendenti alla Casa Bianca. “Io lo conosco bene, mi fido di lui e mi piace” ha detto Bush su Berlusconi alla RAI. “Trovo che sia uno dei leader mondiali davvero interessanti.” Berlusconi deve certo sperare che questa sensazione duri per tutta la prossima legislatura americana. articolo originale di Barbie Nadeau, apparso sul Newsweek il 9.06.2008 Condividi