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di Stefano Vinti La vicenda della Clinica Santa Rita di Milano, per la quale i pubblici ministeri hanno contestato al proprietario e a 88 medici reati che hanno dell’incredibile (88 casi di lesioni gravi e gravissime, 5 omicidi volontari, 3.800 truffe su un campione di 4.000 cartelle cliniche controllate) ha stracciato il velo di ipocrisie che celava la reale situazione del sistema sanitario lombardo. Un modello che il governatore forzista Formigoni ci ha insistentemente proposto come luminoso esempio da imitare a livello nazionale. Ci volevano far credere che la Lombardia fosse un vero e proprio paradiso sanitario, grazie al largo ricorso alle strutture privare che –si sosteneva- erano in grado di assicurare servizi più efficienti ed a costi più contenuti. Un paradiso che si è tradotto d’un tratto in un inferno per i cittadini che per essere curati sono stati costretti a rivolgersi a queste strutture. Le pagine dei quotidiani italiani sono anche oggi piene di testimonianze agghiaccianti che raccontano di pazienti abbandonati a se stessi, di sofferenze inutili, di anziani lasciati morire nudi su una barella, di parenti alla ricerca disperata della salma di un loro congiunto che nessuno sapeva indicare dove fosse finita, di un’anziana dimessa in tutta fretta per liberare un letto che serviva, rispedita a casa in taxi, in pantofole e vestaglia in una gelida notte di febbraio, e così via. Testimonianze da brivido, ben più allarmanti dei casi (sporadici e marginali) di assenteismo che sono stati denunciati a Perugia, comunque condannabili e da perseguire, sui quali la destra nostrana non esita a speculare spesso e volentieri. Paradossalmente ci verrebbe da dire che per i pazienti lombardi capitati nell’inferno della clinica “Santa Rita”, sarebbe stato assai meglio se quei medici e quegli infermieri aguzzini ai quali erano stati affidati, avessero in quei giorni omesso di marcare i loro cartellini. Testimonianze che ci confermano la supremazia di un modello sanitario pubblico e generalista che assicura a tutti i cittadini un dignitoso livello di assistenza, come quello che sempre più faticosamente si cerca di affermare in Umbria, visto il taglio continuo delle risorse deciso a livello nazionale. Supremazia nei confronti di sistemi che tendono ad avvicinare quello americano, pensando ad una sanità per la quale i pazienti siano dei clienti da curare solo se possono esibire la carta di una costosissima assicurazione privata che dimostri la loro capacità di poter pagare i servizi che vengono loro prestati. Condividi