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di Isabella Rossi Ieri mattina in due consultori perugini, a Madonna Alta e in via XIV settembre le “pupotte” hanno divulgato informazioni destinate non solo alle donne, ma a tutti coloro che insieme alle donne desiderano che la tutela dei diritti civili in Italia non sia ricordo di un’epoca passata. Con le loro facce rotonde, gli occhi grandi e sinceri, in età diverse e con diverse professionalità, le pupotte hanno parlato un linguaggio unico e immediato. Loro intenzione era quella di supplire alle carenze legislative ed etiche che una cultura, per la quale la limitazione della libertà della donna è legittimata da ideologie di matrice religiosa, sta fomentando in ambienti istituzionali e in tutta l’area politica a loro asservita. E’ per questo che le pupotte hanno iniziato il loro cammino riprendendo contatto con le Istituzioni a cominciare dai Consultori. “Adotta un consultorio” è lo slogan con il quale la campagna d’informazione lanciata dalle ragazze dell’Atelier Betty di Bologna, sostenuta dalla Consigliera di Parità dell’Umbria e recepita dalla Rete delle Donne e dal Sommovimento-Femminista di Perugia ha preso il via. “Le pupotte, sagome di cartone già presenti da qualche tempo nel centro di Perugia a Ponte San Giovanni e a Ponte Felcino, comunicano con frasi semplici e asciutte forse è per questo che arrivano alla gente” dichiara Adelaide Coletti, portavoce della Rete delle Donne. Del resto la comunicazione è da sempre al centro di tutte le battaglie che riguardano la conquista o la riconquista di diritti civili. Un esempio. Le posizioni del Vaticano circa la legge italiana 194, dopo l’incoronazione a Premier di Silvio Berlusconi, si sono palesate, emergendo limpide dalle fumose comunicazioni in campagna elettorale. E questa evidenza ha provocato reazioni in molte giovani studentesse di Perugia, dichiara Michela del Sommovimento. “Il 90% delle ragazze con cui ci relazioniamo percepiscono le ultime dichiarazioni pubbliche delle autorità ecclesiastiche come attacchi all’autodeterminazione della donna e una grave ingerenza nella vita di uomini e donne di uno stato laico. E queste dichiarazioni vengono fatte anche da ragazze contrarie all’aborto.” E se le pupotte sono impassibili e quasi rassicuranti le ragazze riunite oggi nei presidi ci tengono a sottolineare la loro indignazione. Troppa la connivenza tra politica italiana e vaticana, denunciano. Forse anche perchè lo Stato latita nei Consultori perugini, come nella quasi totalità degli italiani, che per legge dovrebbero offrire servizi di mediazione familiare, di consulenza legale e sui percorsi adottivi, e proporre misure per contrastare la violenza sulle donne. Latita per la grave di carenza di figure professionali idonee mentre una mozione recentemente approvata dal Consiglio Comunale di Perugia, su proposta di Consiglieri del Pd, ha aperto le porte ad Associazioni di volontariato di matrice religiosa. “E’opinione diffusa che l’obiezione di coscienza sia praticata per motivi carrieristici e non per motivi etici, come si vorrebbe far credere. Secondo me andrebbero resi noti i nomi degli obbiettori in modo che si sappia a chi ci si può rivolgere per la tutela di diritto sancito da una legge italiana.” Dice Miriam, anche lei del Sommovimento. Intanto mancano ecografi ed ecografe, le ostetriche a domicilio come avviene nelle lontane democrazie occidentali, manca la tempestività nella dolorosa effettuazione della igv, vista l’alta concentrazione di obbiettori, si stima attualmente un 80% in Umbria, e la possibilità di effettuare la mammografia. E se il pap test funziona lo spazio dedicato ai giovani è risicato, solo al Consultorio di via XIV settembre il martedì dalle 15 alle 18. Carenti e praticamente assenti le campagne d’ informazione e preparazione alla menopausa e la possibilità di consulti. La tendenza imperante è quella della medicalizzazione, pratica spesso inadeguata e controproducente ma a basso costo. Sessualità e contraccezione sono trattati superficialmente dalle scuole e scarsamente dai Consultori, come se questi aspetti non fossero centrali per la crescita di ogni individuo uomo o donna che sia. Per il disagio psicologico, infine, esiste una sola psicologa per tutti i consultori di Perugia. Forse, è per questo che molte ragazzi non conoscono la differenza fra la pillola abortiva RU485 e la pillola del giorno dopo che è un anticoncezionale, sostengono le ragazze del presidio davanti al Consultorio di via XIV settembre. E tale ignoranza deve aver afflitto anche quel farmacista che in un paese vicino a Città di Castello ha rifiutato, illegalmente, ad una ragazza per obiezione di coscienza la pillola del giorno dopo. Questo lo stato dell’arte, uno Stato anche in Umbria minaccia di diventare orfano di una cultura laica e progressista, come denunciano questa mattina donne intenzionate a difendere non solo i loro diritti, ma i diritti dei loro figli e delle loro figlie primo fra tutti quello all’informazione. Condividi